Foto: BoBo
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Anže Logar non ha mai nascosto le sue ambizioni politiche e molti lo avevano persino indicato come possibile successore di Janez Janša alla guida del Partito Democratico. Tuttavia, le sue recenti mosse hanno sancito un crescente distanziamento dall'SDS, a partire dalle dimissioni dalla carica di presidente del Consiglio del Partito democratico, per culminare nella fondazione, assieme alla collega di partito Eva Irgl, della Piattaforma di collaborazione, un'associazione che molti hanno visto come preludio alla creazione di un nuovo partito politico. Questo progetto, nato come spazio di dialogo, è apparso sin dall'inizio come un tentativo di Logar di tracciare un percorso politico autonomo. A conferma di ciò anche il fatto che l'ex ministro abbia commissionato un sondaggio pubblico per misurare il sostegno a diverse forze politiche, inclusa la sua Platforma di collaborazione, un chiaro segnale che stesse valutando seriamente la possibilità di lanciare un nuovo partito. Il sondaggio, condotto a fine settembre, ha misurato la popolarità di vari leader politici e ha esplorato la percezione pubblica di Logar, ponendolo in contrasto con figure come Janez Janša e il primo ministro Robert Golob. La rottura tra Logar e l'SDS non è avvenuta all'improvviso; cruciale è stata la decisione di non firmare, assieme ai deputati Irgl e Dejan Kaloh, la dichiarazione di fedeltà al partito a febbraio. Il rifiuto è costato loro il posto nei principali organi parlamentari oltre che il declassamento delle loro funzioni. La decisione di Logar di prendere le distanze dal partito non ha colto di sorpresa il suo leader, Janez Janša, il quale non ha esitato a sottolineare la sua aspettativa che Logar rinunci anche al mandato parlamentare. Janša gli ha augurato "buona fortuna" per i suoi futuri passi politici, evidenziando al contempo le tensioni sottostanti e ricordando che Logar è stato eletto deputato grazie alla macchina del partito e agli sforzi congiunti dei suoi membri.
M.N.