Al contrario del clima che ha caratterizzato la prima metà di settembre, per il governo e la maggioranza che lo sostiene si prospetta un autunno caldo. Robert Golob finora ha dovuto o voluto cambiare 8 ministri fra quelli scelti nella sua squadra definitiva formalizzata a inizio 2023. Solo allora, infatti, grazie al voto referendario del novembre precedente riuscì ad allargare la compagine esecutiva ai 19 immaginati e voluti fin dal giugno 2022, più un ufficio governativo. A distanza di due anni i sondaggi fanno registrare un consenso in lieve e costante calo.
E se la vetrina delle Nazioni Unite rappresenta un passaggio di indubbio prestigio, il contraltare è la pessima gestione della nomina di un rappresentante della Slovenia nella prossima Commissione europea. L'opposizione lavora a un affossamento della candidatura di Marta Kos, il cui passaggio nelle audizioni a novembre prossimo non sarà semplice. Motivo per cui Golob deve guardare con grande attenzione agli equilibri politici interni. La poltrona più importante del ministero della Difesa è vacante dall'elezioni di Marjan Šarec a eurodeputato. Quella del ministero dell'Istruzione è formalmente libera da ieri, quando il parlamento ha preso atto delle dimissioni di Darijo Felda annunciate una settimana fa. E quella del ministero della Trasformazione Digitale potrebbe liberarsi a giorni, per le dimissioni volontarie della ministra, se è vero che a Emilija Stojmenova Duh verrà chiesto un passo indietro, in vista dell'interpellanza di venerdì prossimo. L'accordo ormai quasi raggiunto con i sindacati del settore pubblico è un punto a favore della concertazione sociale, ma lo sciopero dei medici, che prosegue da inizio anno, segna il vero giro di boa dell'esecutivo Golob. E' proprio sulla riforma sanitaria, infatti, che il premier ha investito gran parte del suo capitale politico, e sarà su questo tema che in autunno si giocherà la partita decisiva per il destino di questo governo.
Valerio Fabbri