La ministra della Salute, Valentina Prevolnik Rupel. Foto: BoBo
La ministra della Salute, Valentina Prevolnik Rupel. Foto: BoBo

Se la riforma sanitaria diventerà legge, non sarà più possibile per i medici impiegati nella sanità pubblica lavorare anche nelle strutture private. E’ questo il cuore della proposta di riforma presentata dall’esecutivo Golob, in attesa di raccogliere commenti e adottare eventuali modifiche prima di presentarsi in Camera di Stato per il voto. E’ stata Prevolnik Rupel a comunicare che, di fatto, il governo ha intenzione di entrare a gamba tesa sul conflitto pubblico-privato. La ministra ha detto che nella legge non c’è alcun intento punitivo, ma al contrario la scelta fra pubblico e privato rappresenta un incentivo perché ora, chiunque desideri lavorare di più, potrà farlo senza problemi nelle strutture pubbliche. Più o meno le stesse parole utilizzate poche ore prima dal deputato di Levica/Sinistra Miha Kordiš, che aveva depositato in parlamento una proposta di legge di riforma sanitaria di Voce del Popolo, l'iniziativa civica che incalza il governo ad assumere posizioni sempre più progressiste. Le associazioni di categoria convocate dal governo non hanno potuto commentare nel dettaglio la proposta di riforma perché, hanno spiegato, non ne hanno ancora presa visione. Ma, pur con sfumature diverse, hanno tutti riconosciuto che l’impostazione della riforma ha le sembianze di una soluzione strutturale, comprensiva delle varie istanze. Si apre ora il dibattito pubblico, che dovrebbe durare un mese circa. E anche se sarà polarizzato, non deve trascurare le altre linee guida proposte, come trasparenza e parità d’accesso all'assistenza sanitaria, razionalizzazione delle liste d'attesa, linee guida cliniche nazionali e migliori condizioni di lavoro per gli operatori sanitari pubblici, per evitare una fuga di personale e di competenze verso il privato. Perché l’obiettivo rimane sempre lo stesso: garantire un sistema sanitario pubblico di qualità e accessibile a tutti.

Valerio Fabbri