La guerra in Ucraina ma soprattutto il conflitto in Israele non potevano non fare da sfondo agli interventi delle autorità nel corso della 106 esima commemorazione della battaglia di Caporetto, celebrata come ogni anno di fronte al Sacrario militare italiano.
Quella battaglia fu uno dei momenti più difficili della Prima Guerra mondiale per l’Italia, ma anche un punto di svolta per l’andamento del conflitto, una battaglia simbolica anche per il fatto che da una parte e dall’altra, nei due eserciti, quello italiano e quello austro ungarico, combattevano popolazioni e uomini che fino a pochi anni prima erano fratelli e capaci di vivere assieme.
Oggi, ha sottolineato nel corso dell’intervento il console generale d’Italia a Capodistria, Giovanni Coviello, "sembra nuovamente che il mondo sia impazzito, e che si vogliano risolvere con la violenza problemi che andrebbero risolti in altro modo”. Essere qui, ha aggiunto, ci offre la speranza che non si ripeta più quello che è accaduto con la Battaglia di Caporetto, e rammentare ai giovani questa tragedia significa sottolineare come “la violenza renda sempre più difficile la convivenza e la comprensione reciproca”.
Anche l’ambasciatore d’Italia a Lubiana, Carlo Campanile, ha sottolineato come “il vile attacco contro Israele rischi di minare le possibilità di un futuro di pacifica convivenza nell’area”, e ricordato come “serva l’impegno attivo di tutti per evitare questa tragedie e difendere i valori della pace”. Italia e Slovenia, ha aggiunto, sono un modello in tutta Europa per la cultura della pace, della convivenza e la valorizzazione della memoria”.
Rudi Medved, segretario di Stato alla Difesa, ha sottolineato come l’esperienza del passato oggi non sia servita a evitare nuove tragedie. “Purtroppo – ha detto - la crudeltà e la tragedia della guerra fanno ancora oggi parte della vita quotidiana di molte persone in tutto il mondo, e purtroppo l'umanità ha imparato ben poco dalla storia: ogni volta che si presenta un'occasione come quella di oggi, il nostro messaggio è che non si ripeta mai più, ma si ripete, purtroppo si sta ripetendo.”
Dopo la deposizione delle corone di fronte al Sacrario, dove riposano le spoglie di più di settemila soldati italiani, è stata celebrata una messa con la partecipazione di un coro alpino, e le celebrazioni si sono chiuse con la deposizione di corone al cimitero sloveno.
A margine della cerimonia l’ambasciatore Campanile ha anche commentato la recente decisione del governo italiano di ripristinare i controlli alle frontiere. “È un provvedimento – ha detto - che è stato deciso al più alto livello del Governo italiano, e io credo che sia giustificato dalle circostanze eccezionali che stiamo vivendo. C'è un comune impegno e una collaborazione per far fronte a una situazione di sicurezza complicata, credo che questi controlli siano necessari però per evitare infiltrazioni degli elementi radicalizzati sul territorio europeo, anche a seguito degli attentati in Europa”.
“La Slovenia – ha aggiunto - ha adottato provvedimenti simili alla frontiera con la Croazia e l'Ungheria, in un contesto di notevole incremento dei flussi illegali. Le persone magari temono che questo abbia delle conseguenze sulla possibilità di attraversare i confini e credo che parte della preoccupazione derivi anche dall'esperienza recente del covid, ma non ci saranno naturalmente chiusure di valichi: tutti valichi rimarranno aperti e ovviamente si tratta di misure temporanee e che saranno applicate
con un criterio rigoroso di proporzionalità. L’obiettivo, condiviso da tutti, è quello di arrecare meno problemi possibili soprattutto alle comunità a ridosso dei confini che hanno adattato i loro ritmi di vita e la loro qualità di vita sul concetto di una frontiera aperta”.
“Speriamo che provvedimento possa rientrare quanto prima, ma sono convinto che l'effetto non sarà nemmeno lontanamente comparabile a quello che abbiamo invece vissuto durante le chiusure per il covid”.
Alessandro Martegani