"L'auspicio è che venga data a tutti l'opportunità, indipendentemente da razza o appartenenza religiosa, di vivere in pace, sicurezza e dignità". Parole emozionate ed emozionanti quelle pronunciate dal Mufti Porić nel suo discorso, durante il quale si è interrogato su dove siano finiti i valori degli esseri umani, che non sembrano più in grado di fermare conflitti che fanno strage di vittime innocenti. Erano diverse centinaia le persone presenti al 30° anniversario del Mešihat in Slovenia, ovvero del principale organo di auto-governo della comunità islamica, che ha funzioni religiose e amministrative per le attività dei credenti. Oltre ai politici, dall'ex presidente Milan Kučan al sindaco di Lubiana, Zoran Janković, nelle prime file erano seduti i vertici delle chiese cattolica, evangelica, serbo-ortodossa e i gran mufti di Croazia e Bosnia Erzegovina, di cui peraltro il Mešihat sloveno fa parte. La serata si è infatti svolta anche in bosniaco, proprio per sottolineare quella che Pirc Musar ha definito frutto di un dialogo costante e pacifico. La presidente è stata ringraziata per il suo impegno alla costruzione della moschea a Lubiana anche prima della sua carica istituzionale, un passaggio che secondo il mufti ha certificato l'evoluzione del rapporto sempre costruttivo fra il paese e la comunità islamica. Secondo Porić rimangono comunque delle questioni aperte, come l'inserimento di un menù senza carne di maiale nelle scuole, il riconoscimento dello status di imam per coloro che non hanno cittadinanza slovena, e anche la sistemazione funeraria in alcune delle 18 città dove sono presenti gli 8000 fedeli musulmani che aderiscono alla comunità. Come ha affermato Pirc Musar, però, la strada è quella giusta, e grazie al dialogo interculturale si può creare una società aperta e inclusiva che guardi con responsabilità a un futuro comune.
Valerio Fabbri