Accolta la scorsa settimana dalla Camera di Stato con 51 voti favorevoli e 22 contrari, la nuova denominazione è stata bocciata dunque dal Consiglio di Stato. Qui a favore del veto si sono espressi 20 consiglieri mentre 5 erano contrari. I promotori del cambiamento, guidati da Meira Hot del Partito socialdemocratico hanno spiegato che la denominazione finora usata non corrisponde né ai fatti storici né alla tradizione e all’identità costiera. “Il Litorale ha sempre celebrato la sua annessione e mai il ritorno alla madrepatria”, ha affermato la deputata piranese. Dall’altro canto, il consigliere Branko Tomažič, che ha avviato la procedura al Consiglio di Stato, ha lamentato la mancanza di un referendum sulla ridenominazione che, secondo lui, si basa esclusivamente su motivi ideologici poiché si richiama alle decisioni del Plenum supremo del Fronte di Liberazione. Egli ha sostenuto che il Litorale ha sempre fatto parte del territorio nazionale sloveno, perciò, non si può parlare di annessione ma di ricongiungimento alla madrepatria. “Legalizzando la designazione di un evento storico con il termine di annessione, il legislatore ammette implicitamente la possibilità che il territorio costiero non facesse parte dello spazio nazionale sloveno prima dell’unificazione”, ha affermato ancora Tomažič che, ricordando come alcuni partiti politici italiani facciano riferimento al Litorale come territorio annesso e non restituito, ha concluso dicendo che l’entrata in vigore della legge potrebbe avere conseguenze giuridiche e politiche internazionali sfavorevoli. Constatazioni fatte proprie da gran parte dei consiglieri mentre quelli contrari, come ad esempio Matjaž Štolfa, hanno affermato che la definizione "ritorno" è contraria allo spirito e agli interessi della gente che vive nell’area interessata e che celebra il 15 settembre come festa dell’annessione. “Non facendo parte dello Stato sloveno il Litorale non poteva essere restituito bensì soltanto annesso”, si è sentito dire a Lubiana. Da rilevare infine che ora la Legge dovrà tornare alla Camera di Stato e per essere approvata dovrà ottenere la maggioranza assoluta ovvero 46 voti favorevoli.
L.P.A