Servono ulteriori fondi per coprire le spese dello Stato sia per il 2025 che per il 2026, per questo il governo ha presentato ai deputati il pacchetto di misure fiscali che, dopo i passaggi nelle commissioni competenti, sarà votato dal Parlamento. Quella di oggi quindi è stata solo una presentazione. Come prevedibile a Golob è spettata la copertura politica, a Boštjančič quella dei conti. Il premier ha detto che le riforme hanno un costo, politico e non, e per realizzarle servono quindi fondi. Per la riforma salariale del settore pubblico verranno stanziati ulteriori 1,4 miliardi di euro, per la ricostruzione post-inondazioni ancora fondi grazie anche al contributo di Bruxelles, e per la prima volta sono disponibili 100 milioni di euro per la costruzione di nuovi appartamenti con destinazione senza scopo di lucro. Il tutto, però, con la consapevolezza che lo stato sociale e il benessere possono essere garantiti solo attraverso la crescita economica. Il disavanzo negativo, che il prossimo anno dovrebbe essere di poco inferiore ai 2 miliardi di euro, sarà finanziato da un aumento delle entrate fiscali per un ulteriore 4,5%. Come noto la competitività dell'economia passa anche attraverso investimenti che creano posti di lavoro e agevolazioni sull'impiego. Ma mentre il governo vorrebbe ridurre la pressione per attrarre personale altamente qualificato proveniente dall'estero, anche per colmare le carenze nel sistema sanitario, l'opposizione ha messo nel mirino le annunciate modifiche tributarie che andranno a colpire le aziende, ma soprattutto gli imprenditori autonomi, linfa vitale di un'economia solida, eppure non priva di rigidità. E infatti il maggior gettito fiscale, come ha spiegato Boštjančič, sarà generato soprattutto da un aumento dell'imposizione dal 19 al 22%, e dalla possibile introduzione di una tassazione temporanea sugli extra profitti di banche e società energetiche, in quest'ultimo caso anche in un'ottica di transizione verde.
Valerio Fabbri