Il governo deve chiarire il suo ruolo in Jek 2, sia in termini di investimento e di rischi per il bilancio statale, che per il benessere generale della popolazione. Nel primo giorno della 33ima conferenza internazionale sull'energia nucleare per la nuova Europa, organizzata dal 9 al 12 settembre a Portorose dalla Società Nucleare Slovena, attivisti di Greenpeace provenienti da 8 paesi hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per la costruzione del secondo blocco della centrale nucleare di Krško, un progetto su cui il governo Golob si è esposto molto fino a definirlo strategico.
Secondo i membri dell'organizzazione non governativa ambientalista e pacifista, prima del referendum, che dovrebbe svolgersi nel novembre prossimo, sono molte le questioni da chiarire, dal finanziamento pubblico alla partecipazione di esperti internazionali, dalle ripercussioni sulle finanze pubbliche alle possibili conseguenze ambientali. ma i timori più grandi sono concentrati sui costi. E l'esperienza della centrale termoelettrica di Šoštanj, con i costi più che raddoppiati fino a chiedere un intervento statale, è fonte di timori, anche perché la costruzione di nuove centrali nucleari diventa economicamente sostenibile solo se lo Stato partecipa alla riduzione del rischio di investimento per gli investitori privati. La paura, insomma, è che senza obiettivi e scadenze chiare, la produzione di elettricità dal nucleare possa diventare antieconomica.
Valerio Fabbri