Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria

Casa, lavoro, salute, integrazione sociale ed economica sono le questioni più pressanti per ogni individuo, anche quando si viene sradicati dal proprio paese per colpa di una guerra. E' questa la cornice all'interno della quale si dipana la vita dei migranti ucraini arrivati in Slovenia dal febbraio 2022. Come spiegato dai ricercatori impegnati in questo lavoro sul campo, a differenza dei richiedenti asilo, che vivono in centri dedicati e sono più identificabili, il profilo dei rifugiati ucraini in Slovenia è variegato, anche perché sono distribuiti in tutto il paese e sono già abbastanza integrati. Alcuni dati descrivono bene la situazione: circa 11 mila nuclei familiari, per il 67% si tratta di donne, ragazze o bambine, perché come noto gli uomini sono richiamati alla leva, e il 37% è composto da minori. In gran parte si tratta di persone provenienti da Kiyv, Donetsk, Kherson e Karhiv, località tristemente note perché teatro di guerra, che al momento della ricerca si trovavano in Slovenia in media da un anno e mezzo. Lorenzo Leonelli, coordinatore della ricerca dall'ufficio competente per i rifugiati delle Nazioni Unite di Budapest, illustra così la situazione: "ci sono dati positivi per quanto riguarda la registrazione nelle scuole pubbliche, dato fondamentale per l'integrazione e garantire un futuro ai bambini rifugiati che si trovano qui in Slovenia. Allo stesso tempo, il 79% degli iscritti segue anche le lezioni online in Ucraina, dato questo che riduce lo spazio per il gioco e per il tempo libero dei bambini. Un altro dato positivo è quello relativo alle relazione con la comunità locale, che è un buon segno di integrazione qui in Slovenia. Per quanto riguarda i dati negativi, invece, dobbiamo concentrarci sugli aspetti economici, e l'accesso al lavoro, infatti c'è ancora un alto dato di disoccupazione". Dopo una prima fase di emergenza, quindi, le buone condizioni di sicurezza e di assistenza sociale che hanno ritrovato nel paese, come sostiene l'86% degli intervistati, fanno emergere altre esigenze, come l'integrazione economica. Sempre con l'obiettivo o meglio il sogno di un cessate il fuoco e di una pace duraturi. Leonelli: "la direzione è sicuramente ridurre la dipendenza dai sussidi e mettere i rifugiati nella condizione di contribuire alle proprie vite e rendersi indipendenti, in particolare con il lavoro. Abbiamo notato che comunque il principale desiderio dei rifugiati è di tornare a casa, quando le condizioni di sicurezza lo permetteranno. Quindi, qualsiasi investimento si farà adesso, è di aiutarli a integrarsi, contribuire all'economia e alla società in Slovenia, e aiutarli a prepararsi per ritornare e ricostruire il loro paese."

Valerio Fabbri

Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Un momento dell'intervento di Lorenzo Leonelli, Senior Inter-Agency Coordination Officer dell'UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Un momento dell'intervento di Lorenzo Leonelli, Senior Inter-Agency Coordination Officer dell'UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria