Alla conferenza del partito socialdemocratico è stato stabilito che l'attuale Presidente Tanja Fajon avrà il compito di guidare il congresso del partito il 13 di aprile con l'obiettivo di avere una nuova dirigenza prima delle elezioni al Parlamento Europeo. Le riunioni si sono susseguite a diversi livelli di partito con il fine di uscire dalla crisi, o meglio, bufera che sta coinvolgendo il partito con la conseguente caduta delle preferenze determinata dall’acquisto del palazzo di giustizia. Gli ultimi sondaggi condotti da mediano hanno fatto slittare l’SD dal 7,5 delle preferenze a l 2,6 con Tanja Fajon fanalino di coda tra i politici del paese. Durante la seduta della Presidenza del partito sono state prese due importanti decisioni, la prima riguarda la conferma, avvenuta all’unanimità, di Matevž Frangež alla carica di facente funzione di segretario generale del partito, mentre la seconda riguarda la decisone di svolgere in aprile il congresso elettorale, lo ha annunciato la stessa Tanja Fajon. “Il partito non si trova in una situazione invidiabile” ha detto la Fajon, “situazione che solamente 14 giorni fa’ nessuno si sarebbe aspettato” ha aggiunto dicendo che “Quello che è successo è successo, ma è ora di andare avanti. La partecipazione alla conferenza e "l'energia in sala" l'hanno convinta che "la socialdemocrazia è molto viva". “Abbiamo toccato il fondo, che nessuno solamente fino a poco tempo fa si sarebbe aspettato, la squadra ministeriale ha lavorato bene, pure i parlamentari, ma è successo quel che è successo, ma l’energia sprigionata oggi ci fan ben sperare “ha detto al Fajon fiduciosa. La Fajon si è poi detta certa che al congresso elettorale verranno poste delle solide basi, necessarie per il suo futuro. Per quanto riguarda la vicenda concreta che ha scatenato la crisi, l’acquisto del palazzo di giustizia da parte della Ministra Švarc Pipan, la Fajon ha detto che La posizione del partito non è cambiata, “non sono un inquirente come non lo è neppure il premier Golob, la Ministra avrebbe dovuto comunque dimettersi per le responsabilità oggettive”, ha detto, “ma tutto ora è nelle mani del premier”.
Dionizij Botter