I vescovi sloveni precisano che se non si hanno altre opzioni e se rimandare la vaccinazione potrebbe mettere a repentaglio la propria salute o quella degli altri, l'utilizzo di questo vaccino è consentito.
Una posizione più dura rispetto a quella espressa già a dicembre della Congregazione per la dottrina della fede che aveva precisato che quando non sono disponibili vaccini contro il Covid eticamente ineccepibili è moralmente accettabile utilizzare quelli che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione. Una linea questa ribadita anche a febbraio da Civiltà Cattolica. In un ampio articolo - che prende le mosse dalle considerazioni di Papa Francesco, secondi cui vaccinarsi è una operazione etica- Carlo Casalone, Provinciale d'Italia dei gesuiti e membro del Pontificio Consiglio per la Vita, nonché docente di Teologia morale alla Pontificia Univeristà Gregoriana, ribadisce che "la vaccinazione non può considerarsi essere in cooperazione con il male (ad esempio, l'aborto), ma un atto diretto di cura per la vita". Nel testo non si manca nemmeno di sottolineare che l'allungarsi dei tempi della vaccinazione comporta un aumento della probabilità che si sviluppino varianti più contagiose e letali del virus.
Mateja Logar, che guida il gruppo di esperti che coordina le vaccinazioni in Slovenia, ha rimarcato che l'importante è vaccinarsi con quello che c'è. L'esperta ha anche sottolineato che ogni pubblicità negativa sui vaccini a disposizione può influire sul numero delle persone che decideranno di farsi inoculare il siero. Le polemiche non hanno, comunque, impedito a Matej Tonin, leader di Nuova Slovenia, il partito democristiano sloveno, di vaccinarsi proprio con AstraZeneca. Tonin, tirato in ballo sulla questione, ha invitato anche gli altri cittadini a farlo. Per il ministro della difesa la priorità resta è quella di vaccinarsi per far tonare la vita alla normalità.
Stefano Lusa