La giornata del ritorno del Litorale alla madrepatria è una festa di tutta la Slovenia, che celebra così una regione solare e ospitale, caratterizzata dallo spirito libero della sua gente. Sono questi i concetti che un Golob visibilmente emozionato ha scandito nel suo discorso per incorniciare una festività che, dal 2005, ricorda il Trattato di Parigi, entrato in vigore il 15 settembre 1947, quando una porzione della regione Litorale fu assegnata all'allora Regno di Jugoslavia.
Al netto del tono solenne, il premier non ha rinunciato a incursioni nell'attualità politica, come quando ha collegato l'odio disseminato fra le due guerre a quello di alcuni politici sloveni che non hanno imparato la lezione della storia. L'intolleranza non ha mai concesso la libertà a nessuno, ha detto ancora Golob, motivo per cui bisogna evitare che prevalgano quanti tendono a dividere la società e a proiettare un'immagine negativa della Slovenia. Pur riconoscendo che le minacce di oggi sono ben diverse da quelle di un secolo fa, Golob ha fatto un riferimento alla riforma sanitaria presentata martedì scorso, e ha concluso con un appello ai valori della convivenza e della libertà.
La presidente della Camera, Urška Klakočar Zupančič, nel suo messaggio scritto ha detto che il Litorale sloveno può essere preso a modello di convivenza fra diverse etnie. La presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, ha sottolineato il coraggio dei combattenti per la libertà e si è poi soffermata sul cambiamento del nome della festività che, ha detto, rispecchierà la realtà storica. Dall'anno prossimo, infatti, dovrebbe chiamarsi Annessione alla Madrepatria e non più Ritorno, ma il condizionale è d'obbligo visto che i due partiti d'opposizione non sono d'accordo e lunedì il Consiglio di Stato si riunirà in sessione straordinaria per prendere in esame la possibilità di porre un veto sospensivo sulla ridenominazione di una ricorrenza che, appunto, dovrebbe unire e non dividere.
Valerio Fabbri