Il governo sloveno è complice del genocidio di Israele ai danni dei palestinesi. Con l'acquisto di armi prodotte da Tel Aviv, il premier Golob lascia intendere che è possibile compiere impunemente le atrocità cui assistiamo ogni giorno. Questo duro attacco all'esecutivo arriva dal Movimento per i diritti dei palestinesi, che tramite la portavoce Barbara Vodopivec ha denunciato l'intenzione di Lubiana di acquistare, nel prossimo biennio, armi e attrezzature militari prodotte da Israele per un valore di 30 milioni di euro. Vodopivec ha chiesto al ministro competente, Borut Sajovic, e al segretario di Stato Damir Črnčec l'embargo immediato per non giustificare la violazione dei diritti umani e la sistematica attuazione di crimini internazionali. Iztok Šori, dell'Istituto per la pace, ha detto che la Slovenia deve lavorare alla pace, in linea con quanto prescritto dall'articolo 124 della costituzione. Per questo, secondo Šori, il governo si deve impegnare a partire dalla diplomazia e dall'insegnamento scolastico, per non alimentare una retorica bellicista. Amnesty International ha posto l'accento sulla crisi umanitaria a Gaza, e tramite la direttrice, Nataša Posel, ha ricordato che sia la ministra degli Esteri, Tanja Fajon, che Golob hanno ripetutamente affermato in pubblico di sostenere un embargo militare contro Israele, eppure alle parole non sono seguiti i fatti. Il ministero della Difesa ha già chiarito di non aver acquistato armi da Israele dall'inizio della guerra a Gaza, ma il »fuoco amico« arriva dall'interno della maggioranza. A fare la voce grossa, infatti, è Levica/Sinistra, secondo cui Sajovic e Črnčec fanno finta di non sapere che l'acquisto incriminato avviene in Germania da una società di proprietà israeliana.
Valerio Fabbri