La maggioranza cerca di restringere il perimetro della polemica politica sul caso Golob-Bobnar, con l'intervento della ministra della Giustizia, Dominika Švarc Pipan, che al termine del Consiglio dei ministri ha commentato il rapporto del direttore ad interim della polizia Boštjan Lindav, declassificato e reso pubblico oggi.
Senza entrare nel merito delle rimostranze sollevate da Lindav, la guardasigilli ha spiegato in punta di diritto che il presidente del Consiglio guida e dirige i lavori del governo, assicura l'unità della direzione politica e amministrativa del governo, coordina il lavoro dei ministri, e rappresenta il governo. La ministra in quota socialdemocratici ha definito legittima la richiesta di Golob, perché la legislazione garantisce una certa influenza della politica sul personale e solo con tutte le informazioni necessarie il premier può avere saldo il timone del governo. Non esiste alcuna base giuridica, ha affermato Švarc Pipan, per credere che sia pertinenza solo del ministero dell'Interno stabilire la nomina del capo della polizia. Al contrario è il governo riunito e in ultima istanza il presidente dell'esecutivo ad avere l'ultima parola. Il gabinetto del premier ha poi diffuso una copia di ulteriori chiarimenti ottenuti dal vice di Lindav, Igor Ciperle, dove si legge che nel periodo in questione non ci sono state indebite pressioni politiche.
Nella tenzone c'è da registrare infine la preoccupazione del Sindacato degli agenti di polizia, che ha espresso sorpresa e preoccupazione per le annunciate dimissioni del ministro dell'Interno, anche alla luce del prossimo allargamento alla Croazia dell'area di libera circolazione Schengen. Una novità che impatterà sul destino di oltre 1500 agenti, il cui futuro professionale deve essere ridefinito anche con modifiche e integrazioni al contratto collettivo tramite una legge che dovrebbe essere presentata in Parlamento il prossimo anno.
Valerio Fabbri