Vincere è solo l'inizio di un nuovo percorso, di una nuova strada che va ancora costruita. Non basta quindi ottenere una vittoria per ritenersi soddisfatti, diventa poi necessario conquistarsi questa vittoria ogni giorno, con costanza e a piccoli passi. Borut Pahor ha messo per scritto queste riflessioni nel libro "La vittoria è l'inizio" (Zmaga je začetek), uscito di recente per la casa editrice Beletrina, e questa mattina ne ha parlato con il pubblico in occasione del primo appuntamento dell'anno per le tradizionali colazioni di lavoro organizzate dalla Camera di Commercio Americana in Slovenia. Quel che è certo è che l'ex capo di Stato ed ex capo di governo, uno dei politici di maggior successo della Slovenia indipendente, può raccontarne diverse di vittorie come inizio. L'ultimo, vittorioso capitolo che sta continuando a scrivere riguarda i Balcani occidentali, tema sul quale si è speso senza riserve e che non ha abbandonato da quando ha lasciato la presidenza. Come ha spiegato, la Fondazione amici dei Balcani occidentali avviata in seguito alle necessità percepite durante il suo operato, una pagina e una vittoria comunque ancora tutte da scrivere. Non solo politica a colazione, però. Nel confronto con la direttrice di AmCham, Ajša Vodnik, si è parlato infatti anche delle principali sfide economiche e sociali che riserva il 2024. Sia dal punto di vista europeo, con un'attenzione particolare alle elezioni come strumento fondamentale di democrazia, che dal punto di vista della Slovenia, il cui compito è creare un ambiente vincente, ha detto Pahor. Secondo lui, infatti, i massimi esponenti politici del paese devono contribuire a promuovere opportunità di dialogo, crescita e punti di contatto, anziché creare le condizioni per concentrarci su ciò che "ci divide e ci separa". Questo favorirebbe anche la creazione di migliori condizioni per gli investitori stranieri, un passaggio che, ne è convinto Pahor, contribuirebbe alla crescita della Slovenia.
Valerio Fabbri