Sarà stata la sindrome del lunedì, quella che in inglese si chiama Monday Blues, ma la prima giornata lavorativa alla Camera di Stato è stata davvero caratterizzata da un leggero senso di angoscia.
Da diverse settimane ormai la temperatura della politica slovena è abbastanza alta, le linee di frattura sempre più evidenti, e sullo sfondo è in corso un continuo riposizionamento di forze ed equilibri.
Questa volta è stata Pirc Musar a disegnare il perimetro del dibattito. Suo il primo intervento dell'ultima seduta ordinaria del Parlamento prima della pausa natalizia, entro cui i deputati dovranno comunque votare su due questioni di fiducia - nei confronti della presidente del Parlamento, Urška Klakočar Zupančič, e del ministro delle Finanze, Klemen Boštjančič - e approvare una nuova ministra - Ksenija Klampfer alla Trasformazione Digitale -.
Subito dopo aver approvato l'ordine del giorno i deputati del Partito democratico sloveno (SDS) hanno lasciato l'Aula, senza presenziare quindi al discorso della presidente. Che ha parlato di Stato di diritto e indipendenza delle istituzioni, secondo lei minacciati da interessi di parte. Evidenti i riferimenti a Janša e a Golob, che nelle ultime settimane hanno rispettivamente attaccato i giudici a Celje e messo in dubbio l'indipendenza della Commissione anti-corruzione. Pirc Musar ha invitato a superare queste divisioni così come quelle del passato, in un'ottica di riconciliazione per un miglior dialogo civile.
Come se nulla fosse, durante le domande dei deputati al governo, seguite al discorso presidenziale, sono volate accuse reciproche fra maggioranza e opposizione, le stesse denunciate da Pirc Musar. Nel corso della seduta anche le risposte sempre più incerte e incomplete di Poklukar, catalizzatore delle attuali divisioni politiche. La temperatura è quindi continuata a salire, al punto che a fine seduta Sinistra/Levica, uno dei tre partiti della maggioranza, ha fatto sapere che il ministro non gode più di fiducia incondizionata.
Valerio Fabbri