Foto: Matija Sušnik/DZ
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Sarà stata la sindrome del lunedì, quella che in inglese si chiama Monday Blues, ma la prima giornata lavorativa alla Camera di Stato è stata davvero caratterizzata da un leggero senso di angoscia.
Da diverse settimane ormai la temperatura della politica slovena è abbastanza alta, le linee di frattura sempre più evidenti, e sullo sfondo è in corso un continuo riposizionamento di forze ed equilibri.
Questa volta è stata Pirc Musar a disegnare il perimetro del dibattito. Suo il primo intervento dell'ultima seduta ordinaria del Parlamento prima della pausa natalizia, entro cui i deputati dovranno comunque votare su due questioni di fiducia - nei confronti della presidente del Parlamento, Urška Klakočar Zupančič, e del ministro delle Finanze, Klemen Boštjančič - e approvare una nuova ministra - Ksenija Klampfer alla Trasformazione Digitale -.
Subito dopo aver approvato l'ordine del giorno i deputati del Partito democratico sloveno (SDS) hanno lasciato l'Aula, senza presenziare quindi al discorso della presidente. Che ha parlato di Stato di diritto e indipendenza delle istituzioni, secondo lei minacciati da interessi di parte. Evidenti i riferimenti a Janša e a Golob, che nelle ultime settimane hanno rispettivamente attaccato i giudici a Celje e messo in dubbio l'indipendenza della Commissione anti-corruzione. Pirc Musar ha invitato a superare queste divisioni così come quelle del passato, in un'ottica di riconciliazione per un miglior dialogo civile.

Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria

Come se nulla fosse, durante le domande dei deputati al governo, seguite al discorso presidenziale, sono volate accuse reciproche fra maggioranza e opposizione, le stesse denunciate da Pirc Musar. Nel corso della seduta anche le risposte sempre più incerte e incomplete di Poklukar, catalizzatore delle attuali divisioni politiche. La temperatura è quindi continuata a salire, al punto che a fine seduta Sinistra/Levica, uno dei tre partiti della maggioranza, ha fatto sapere che il ministro non gode più di fiducia incondizionata.

Valerio Fabbri

Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
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