Foto: Benjamin Gašpar
Foto: Benjamin Gašpar

Sebbene gli elementi raccolti nel periodo 2005-2022 avessero evidenziato una significativa diminuzione della mortalità a causa delle polveri sottili, il recente studio condotto dall'Agenzia Europea per l'Ambiente ha rivelato una preoccupante inversione di tendenza in Slovenia nel 2022, con un incremento del 44% dei decessi correlati a tale fattore. Tale dato, come sottolineato dal preside della Facoltà di Scienze Ambientali dell'Università di Nova Gorica, Griša Močnik, evidenzia in modo inequivocabile la persistente gravità dell'inquinamento atmosferico quale principale minaccia alla salute pubblica. Le minuscole particelle di polvere penetrando in profondità nei polmoni e nel sangue, innescano reazioni a catena che danneggiano gradualmente i tessuti e gli organi, aumentando il rischio di sviluppare malattie croniche respiratorie, cardiovascolari e persino tumori. A queste si aggiungono gli effetti nocivi di altri inquinanti atmosferici, come il biossido di azoto e l'ozono, che aggravano ulteriormente la situazione, compromettendo la salute a lungo termine della popolazione. Anche a livello europeo, la situazione non è meno preoccupante: i dati dell'Agenzia indicano che nel 2022 quasi 240.000 decessi sono stati causati da questo fattore, con un trend in costante aumento. Nonostante l'evidenza scientifica e il costo sociale ed economico sempre più elevato, è fondamentale non abbassare la guardia intensificando al contempo gli sforzi per ridurre le emissioni inquinanti, ha dichiarato Močnik. Come ha sottolineato, tali investimenti, pur richiedendo risorse ingenti, si rivelano strategici per la tutela della salute e per la sostenibilità ambientale. Le nuove normative europee rappresentano un passo avanti, ma non sono sufficienti. È necessario un approccio più ambizioso e coordinato a livello globale per garantire un futuro più sano alle le generazioni future.

Alessia Mitar