Sembra passata una vita dai quattro referendum voluti con determinazione dal governo Golob, allora in carica da meno di un semestre. Quello sulla nuova legge per la RTV sembrava il più pressante, al punto che anche la Corte Costituzionale intervenne in una querelle tutta politica con la sospensione dell'attuazione di un emendamento che, di fatto, impediva l’insediamento della nuova dirigenza. Ora che di anni ne sono trascorsi due, con la dirigenza secondo la nuova legge cambiata già due volte, la riforma che avrebbe dovuto ridisegnare e soprattutto rilanciare il servizio pubblico radio-televisivo giace ancora in qualche cassetto della maggioranza. Ci ha provato il Pritljcie di Lubiana, punto di riferimento per la cultura alternativa della capitale da cui partì la campagna »Giù le mani dalla RTV«, a rilanciare il tema, caratterizzato però ancora da tinte fosche. Secondo Špela Stare la situazione è molto preoccupante, è finito il tempo delle mezze misure. Ora è necesario un intervento drastico, con riforme strutturali che evitino il tracollo definitivo, non solo finanziario, del servizio pubblico. Più morbida la posizione di Milosavljević, che ha sottolineato come ci siano stati momenti ben peggiori. Secondo lui, però, è fondamentale lavorare quanto prima su una legge che intervenga per una riorganizzazione dell'ente, a partire dal digitale, che contempli però anche una redistribuzione di spazi e mansioni per riaccendere la scintilla dell'innovazione, grande assente nella RTV. Per farlo è necessario scrivere una legge che abbia anche il coraggio di definire con chiarezza compiti e ruolo di servizio pubblico, in modo da assicurare una stabilità dei finanziamenti impermeabile alle turbulenze della politica. Al netto delle dfficoltà della TV lineare, in caduta libera in termini di ascolti, Stare ha affermato che la mancanza di originalità e di spazi di sperimentazione allontana il pubblico e non attrae i giovani. Anche secondo Milosavljević sono ancora troppe le norme obsolete che regolano il lavoro alla RTV, ma ci sono prodotti buoni dai quali ripartire, come certifica l'ottimo lavoro educativo e scolastico portato avanti con successo e senza troppi clamori.
Valerio Fabbri