Intanto si stanno varando una serie di provvedimenti per far fronte alla crisi e non mancano nemmeno le prime polemiche. In ogni modo la buona notizia è che le famiglie potranno godere di una sforbiciata della bolletta dell’energia elettrica. Un taglio di quasi il 30%, in un periodo dove molti sono a casa e dove, proprio per questo, i consumi salgono.
Il paese è ancora alle prese con l’acquisizione di mascherine ed altro materiale sanitario. Quando ce ne sarà a sufficienza si potrà anche pensare di ripristinare parzialmente i trasporti pubblici. Il problema che si sta cercando di gestire è quello del traffico merci. I camion restano imbottigliati al confine con la Croazia. L’intenzione di Lubiana è quella di non diventare un deposito camion e quindi la velocità di entrata in Slovenia dei camion è proporzionale alla loro velocità d’uscita.
Intanto il premier, Janez Janša, ha annunciato un altro pacchetto di interventi da inviare in parlamento, che potrebbero venir discussi già la prossima settimana. L’accordo tra i partiti di coalizione ci sarebbe. Le nuove misure consentirebbero persino di raddoppiare gli stipendi a tutti quei lavoratori che si stanno impegnando per arginare la crisi, come ad esempio per i medici e protezione civile, mentre si raccomanderà di fare altrettanto anche con il personale dei negozi del settore alimentare. Previsti una serie di aiuti alle aziende che a causa dell’epidemia hanno dovuto chiudere i battenti ed ai lavoratori che sono rimasti a casa. Annunciato un taglio del 30% degli stipendi dei politici, mentre sono state seccamente smentite le voci di una riduzione delle retribuzioni nel settore pubblico.
Soddisfazione per come stanno andando le lezioni a distanza, che sono partite in quasi tutte le scuole primarie e secondarie. La speranza, al momento resta quello di riuscire a portare a compimento nei tempi stabiliti gli esami di maturità, mentre sono stati prorogati i termini per le iscrizioni alle superiori ed alle università.
Nel paese non mancano le polemiche. Botta e risposta tra Janša ed il suo predecessore Marjan Šarec. Il premier puntato il dito sul vecchio governo accusandolo di aver lasciato un paese assolutamente impreparato ad affrontare la crisi, mentre Šarec ha ribattuto che già dopo pochi giorni si vede che quelli che sono arrivati al suo posto non sono dei grandi salvatori e che si stanno impelagando in lotte interne tra ministeri. Dito puntato anche contro tutta una serie di avvicendamenti.
Nell’opposizione più di qualcuno sta manifestando il suo disappunto per il proposito di concedere all’esercito competenze nella gestione dell’ordine pubblico. Per far scattare il provvedimento ci sarà comunque bisogno di raccogliere la maggioranza di due terzi in parlamento.
Disappunto dell’Associazione dei giornalisti per le nuove modalità di comunicazione con la stampa. Per arginare la diffusione del virus, è stato detto, niente giornalisti presenti, ma solo dichiarazioni dei ministri e domande preventivamente inviate per posta elettronica.
Primi attriti anche tra il premier e la RTV di Slovenia. Janša se l'è presa per un contributo di TV Slovenia in cui una esponete sindacale ha puntato il doto contro le nuove retribuzioni fissate per ministri e sottosegretari. Janša, in un tweet scritto: “Vi paghiamo per informare e non per diffondere bugie. Evidentemente siete in troppi e troppo ben retribuiti”. Immediata la replica dell'associazione di categoria che ha ribadito come il compito dei giornalisti non è quello di raccontare le cose come aggrada al potere di turno. Dura reazione anche del direttore della RTV di Slovenia, Igor Kadunc, che ha dichiarato che la Slovenia non è in guerra e che non si accetta la censura, aggiungendo che ”nessuno ha il diritto di dirci quello che dobbiamo dire e quello che dobbiamo pubblicare”.
Stefano Lusa