I capidiplomazia hanno accolto con ottimismo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per un cessate il fuoco a Gaza durante il Ramadan. La Ministra Fajon si è augurata che l’accordo apra la via per la pace, “Mi auguro che con questa risoluzione si potranno aumentare i rifornimenti di beni di prima necessità per la popolazione civile e che contribuisca ad una pace definitiva” ha detto Fajon ribadendo la necessità della "soluzione dei due stati". Il Ministro degli esteri ceco, Jan Lipavsky si è detto dispiaciuto del fatto che la risoluzione non condanni l’attacco perpetrato da Hamas il 7 di ottobre; l’austriaco Alexander Schellenberg come il suo collega ungherese Szijarto hanno invece ricordato che tuttora tra gli ostaggi di Hamas vi sono pure due cittadini austriaco e ungherese. I ministri hanno discusso anche delle riforme e dell’allargamento dell'UE ai Balcani occidentali e all’Europa orientale; il Minsitro slovacco Balnara ha posto all’attenzione la delicata situazione ucraina, ricordando che “nel paese sta infuriando la guerra” e il processo di avvicinamento all’Ue sarà molto lungo come pure la ricostruzione. Il Capo dicastero ungherese ha poi ribadito che durante la prossima presidenza ungherese dell’Ue gli obiettivi saranno principalmente due, il consolidamento dei sistemi di sicurezza, tramite una più ferrata lotta all’immigrazione clandestina, e un nuovo avvio dell’Ue, da attuare pure con i processi di allargamento. La ministra Fajon ha poi ricordato che numerosi paesi hanno reintrodotto i controlli all’interno dello spazio Schengen, Shallenberg ha avvertito che l’Austria attua i controlli per fronteggiare le migrazioni illegali, mentre nel paese il numero dei richiedenti asilo negli ultimi tre anni è aumentata spropositamene. I Minisitri si sono poi detti tutti d’accordo sulla necessità di aumentare gli aiuti umanitari destinati all’Ucraina, sono invece emerse delle divisioni sulla proposta formulata dalla Repubblica Ceca di fornire al paese invaso 800 mila missili d’artiglieria provenienti da paesi non Ue, soluzione caldeggiata pure dalla Slovenia e dalla Polonia, ma categoricamente rifiutata da Ungheria, Slovacchia e Austria.
Dionizij Botter