Contro la decisione del governo erano stati presentati tre differenti ricorsi, tra di essi anche quello dell’ex ministro della giustizia, Aleš Zalar che aveva constatato come le pochissime eccezioni previste gli impedissero di mantenere i suoi rapporti familiari. A rivolgersi a giudici, però, anche una casa di produzione che in questo momento non può operare all’estero.
La Corte ha sospeso il provvedimento in attesa di prenderlo in esame. La constatazione è che le limitazioni imposte rischiano di avere conseguenze più gravi dei benefici in fatto di prevenzione della pandemia. In sintesi, la sola uscita dal paese non sarebbe di per sé un pericolo per la salute pubblica, mentre le condizioni per lasciare la Slovenia sono più limitanti rispetto a quelle previste per l’entrata. Sostanzialmente le eccezioni per il passaggio del confine sono troppo circoscritte e riguardano in pratica solo i frontalieri e gli addetti ai trasporti internazionali, mentre sono escluse tutta una serie di altre categorie di residenti. Il fatto che i guariti ed i vaccinati possano circolare liberamente non mitigherebbe i disagi. Nelle argomentazioni si legge che con il divieto d’uscita sarebbero messi in ballo tutta una serie di diritti costituzionali fondamentali come la libertà di movimento, il diritto alla vita privata e familiare, nonché la libertà di impresa.
Il ministro dell’Interno Aleš Hojs ha già annunciato che, dopo la decisione della Corte, le persone potranno lasciare liberamente il paese, ma che l’ingresso in Slovenia non sarà più così facile. Hojs non ha mancato nemmeno di lanciare una serie di strali all'indirizzo dei giudici che a suo dire non risponderebbero delle loro decisioni e che sarebbero solo capaci di sospendere i decreti, ma non di decidere.
Stefano Lusa