Il fine è quello di trovare in altri modi i soldi che arrivavano dalle casse dello stato, lo scopo è quello di garantire una informazione libera ed indipendente. E' stata la conferenza stampa dell'Associazione dei giornalisti più seguita di sempre. Niente domande, ma tanti applausi e tanta partecipazione di coloro, che hanno voluto dimostrare la vicinanza ai colleghi dell'Agenzia. La STA -è stato detto -è il baluardo del giornalismo sloveno, mentre quella di discreditare i giornalisti è una strategia che ha come obiettivo quello di creare sfiducia nei media che denunciano le malefatte dei potenti di turno.
La presidente dell’Associazione dei giornalisti Petra Lesjak Tušek ha ricordato che in questo momento si sta aiutando l'Agenzia esattamente come se si fosse di fronte ad una catastrofe naturale: con una raccolta fondi attraverso il numero verde generalmente usato per le campagne di solidarietà.
Il braccio di ferro, in corso da mesi, tra la STA e l'Ufficio governativo per la comunicazione rischia di mettere in crisi il funzionamento della struttura. Nelle casse i fondi scarseggiano e si starebbe facendo fatica addirittura a racimolare i soldi per gli stipendi di maggio. E’ inaccettabile, è stato sottolineato, che il governo porti l'Agenzia alle soglie dell’insolvenza, nonostante ci siano precisi obblighi legislativi.
La polemica va avanti oramai da tempo ed è iniziata poco dopo l’insediamento del governo Janša. Il premier accusò la STA di diffondere menzogne, quando l'Agenzia pubblicò una notizia in cui si parlava della preoccupazione di una serie di organizzazioni internazionali, per gli attacchi che arrivavano nei confronti del giornalista Blaž Zgaga, autore di un articolo che paragonava la Slovenia all'Ungheria di Orbàn. La STA tornò nuovamente sulla graticola ad ottobre, dopo la pubblicazione di una lunga intervista con il controverso rapper Zlatko. Un contributo più lungo di quello dedicato all'incontro tra il premier sloveno Janez Janša e quello ungherese Viktor Orban. Janša bollò la cosa su Twitter come "una vergogna nazionale". Di lì a poco l’Ufficio governativo per le comunicazioni chiese all’agenzia di render conto delle sue attività commerciali ed anche tutta una serie altri chiarimenti, dati che la STA si rifiutò di fornire. A novembre si registrò il primo blocco dei finanziamenti. I soldi arrivarono a gennaio grazie ad un emendamento alla legge anti-Covid; ma a quel punto l’erogazione si fermò nuovamente, l’intesa tra l’Agenzia ed il Governo sul finanziamento non venne rinnovata, furono mandati una serie di controlli e l'esecutivo invitò il direttore a dimettersi.
Intanto la campagna di raccolta fondi, che ufficialmente è partita poche ore fa, sembra andar bene. Già ieri, appena trapelata la notizia, Twitter era stato inondato di fotografie che testimoniavano l’effettuata donazione. Tra di esse anche quella beffarda del ministro dell’Interno, Aleš Hojs, che ha postato STA0. A ruota sono subito seguite una serie di ulteriori considerazioni di altri esponenti del centrodestra che non hanno mancato di scatenare l'ennesima ridda di polemiche.
Stefano Lusa