"La sentenza conferma l'esattezza delle nostre posizioni". Così la Banca di Slovenia commenta la decisione della Corte di giustizia dell'Unione Europea, la quale ha stabilito che Lubiana ha infranto il principio dell’inviolabilità degli archivi della BCE. "Avevamo cercato di trovare una soluzione attraverso procedimenti e consultazioni nell'ambito del quadro giuridico nazionale, ma inutilmente", si rileva in un comunicato. "Una sentenza che conferma inoltre il principio dell'indipendenza e autonomia della Banca Centrale e di inviolabilità degli archivi dell'UE". Per il Ministero della Giustizia si tratta di una sentenza praticamente scontata, che non dovrebbe influire in maniera sostanziale sulla procedura a livello nazionale. Adesso tutto passa nelle mani della procura, che dovrà studiare attentamente la sentenza della Corte di Giustizia europea e prendere a sua volta una decisione adeguata. Intanto la commissione europea prende atto della sentenza della Corte e si attende che Lubiana rispetti i suoi contenuti. Nessun accenno al tempo concesso per ottemperare agli obblighi derivanti dal verdetto che, lo ricordiamo, non permette ricorsi. In caso di mancato rispetto della sentenza, l'esecutivo comunitario potrebbe avviare un'altra procedura che, una volta conclusa, potrebbe comportare anche sanzioni finanziarie, fino a cento milioni di euro. Il verdetto della Corte di Giustizia conferma in pratica la valutazione resa nota ad inizio settembre dall'avvocato generale Juliane Kokott, e cioè che la Slovenia non ha rispettato i suoi obblighi in base al protocollo su privilegi e immunità del trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, che tutela anche il principio di inviolabilità degli archivi della BCE. Un parere dove si riscontrava inoltre la mancanza di coordinamento e armonizzazione con la stessa BCE prima di procedere senza alcuna autorizzazione al sequestro di materiale riservato. La vicenda, lo ricordiamo, riguarda il sequestro di documenti della Banca Centrale Europea nel quadro dell'inchiesta della Criminalpol nei confronti della Banca di Slovenia, nel luglio 2016, avviata per il sospetto di irregolarità nel maxi-sanamento del sistema bancario sloveno, nel dicembre 2013, che aveva portato tra l'altro alla cancellazione delle obbligazioni subordinate e azioni delle banche. Per questo motivo la commissione europea aveva successivamente sporto denuncia nei confronti della Slovenia, proprio in relazione al sequestro dei documenti dell'istituto centrale europeo.
Delio Dessardo