Al netto del sorgere di nuovi partiti, movimenti o unione delle forze, da tempo si parla di Prebilič come di un possibile candidato d'emergenza nel caso dovesse precipitare la situazione nella maggioranza che sostiene Robert Golob. Il tempo a disposizione sembra ormai troppo poco per dar vita a un nuovo esecutivo con l'attuale maggioranza, però le voci su Prebilič non si sono mai fermate.
Qualche settimana fa l'ex presidente Milan Kučan, eminenza grigia del mondo progressista sloveno, in un podcast del Delo ha dichiarato di non considerare Prebilič un volto nuovo. Un segnale questo, nelle liturgie della politica lubianese, da interpretare come un via libera che gli conferisce legittimità per entrare nella lotta politica come candidato di un mondo progressista in cerca di una ventata di freschezza per proseguire il percorso iniziato in questa legislatura, dove i rapporti politici sono ormai usurati, anche se quelli di forza sono inattacabili.
E così l'europarlamentare di Vesna, salito alla ribalta della politica nazionale con un corposo 10% ottenuto al primo turno delle elezioni presidenziali del 2022, ha detto che le circostanze per un suo eventuale ingresso in politica ci sono tutte. Dopo aver guidato il comune di Kočevje dal 2010 al 2024, Prebilič ha ammesso che ora le condizioni stanno cambiando e per questo potrebbe pensare a un salto nella politica nazionale. Anche perché, ha aggiunto in un'intervista di pochi giorni fa, la Commissione comunica come se la guerra fosse alle porte quando in realtà non è così. Una posizione che lo accomuna a due terzi della popolazione, come dimostra un recente sondaggio di Mediana, oltre che a partiti quali Levica/Sinistra, senza averne però le stesse rigidità ideologiche. E per un primo cittadino che, nel 2016, riuscì a portare nel piccolo comune di 8 mila anime un investimento in un'area dismessa da 25 milioni da parte dei giapponesi di Yaskawa, forse l'impresa di unire il campo largo progressista non è così impossibile.

Valerio Fabbri