Esplode lo scontro tra Stati Uniti e Russia mentre continua pericolosamente a salire la tensione nelle strade in Venezuela. La crisi nel Paese latinoamericano ha innescato un vero e proprio braccio di ferro tra Washington e Mosca, con accuse reciproche, minacce e toni da Guerra Fredda. In una burrascosa telefonata in seguito al "golpe fallito", come l'ha definito il presidente venezuelano Nicolas Maduro, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha rinfacciato al collega americano Mike Pompeo di non aver escluso un'azione militare Usa nel Paese. "E' possibile", ha dichiarato Pompeo in mattinata parlando di un'azione di forza da parte di Washington. "Se necessario, è quello che faranno gli Stati Uniti" per restaurare la democrazia, "anche se preferiremmo una transizione pacifica del potere", aveva spiegato il capo della diplomazia Usa in un'intervista tv. Non si è fatta attendere la reazione di Mosca, che ha intimato a Washington di non immischiarsi negli affari interni del Venezuela, minacciando altrimenti "gravi conseguenze": "E' una violazione flagrante del diritto internazionale che non ha nulla a che fare con la democrazia", ha detto al telefono Lavrov. Immediata e dura la replica di Pompeo, che ha accusato la Russia (e Cuba) di voler "destabilizzare" il Venezuela, mettendo così a rischio le relazioni bilaterali tra Washington e Mosca. Nel frattempo negli scontri in Venezuela è stata recentemente uccisa a colpi di arma da fuoco una donna di 27 anni. A renderlo noto è stato il leader dell'opposizione, Juan Guaidò, aggiungendo che i responsabili dovranno renderne conto alla giustizia. Sale così a due il numero delle vittime degli scontri tra oppositori e forze fedeli al presidente Nicolas Maduro cominciati martedì.

Foto: Reuters
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