Il tempo stringe sulle sorti dell’AIA, l’Agenzia Informativa Adriatica di Capodistria, che cura ogni giorno le pagine del Capodistriano più altri servizi per il quotidiano la Voce, e che si trova senza direttore e senza presidente, dopo le dimissioni del direttore uscente Claudio Geissa, e al centro di uno scontro fra CAN Costiera e Unione Italiana.
Ieri il tribunale di Capodistria, al quale lo stesso Geissa si era rivolto per la convalida delle proprie dimissioni, ha inviato una risposta, confermando la validità delle dimissioni a partire dal primo febbraio scorso. Ora la parola passa ai soci dell’Agenzia (Unione Italiana con il 61 per cento, Can Costiera con il 20, e la Gedi, il colosso italiano dell’editoria con il 19 per cento), chiamati a nominare almeno un nuovo direttore, o in alternativa, entro un termine non meglio definito, sarebbe il tribunale a poter nominare un direttore d’autorità oppure, nello scenario peggiore, liquidare la società. Al momento la situazione è ancora in una fase di stallo, dopo gli scontri e le difficoltà sul rinnovo della dirigenza dell’Agenzia.
Proprio sulla Voce oggi è uscita una lettera dei quattro giornalisti dell’AIA, in cui si esprime “grave disagio e preoccupazione per le vicende che mettono in forse l’esistenza stessa dell’agenzia”, invitando i politici della CNI “al rispetto dei ruoli e al senso di responsabilità”, ringraziando Alberto Scheriani in rappresentanza della CAN costiera, il presidente della Giunta dell’UI Marin Corva, e anche il responsabile delle istituzioni Gaetano Bencić, ed esprimendo “totale solidarietà e sostegno” al direttore dimissionario Claudio Geissa, più volte chiamato in causa in queste settimane.
Lo stesso Geissa, che dimettendosi ha innescato la reazione a catena e lo scontro, visto che l’Agenzia non può operare senza un direttore, non ci sta ad essere indicato come il responsabile del problema (l’assemblea non era stata riunita per anni): punta il dito sulla politica, e sottolinea di aver sollevato il problema della gestione dell’Agenzia da più di un anno, ma, spiega “non si muoveva nulla”. “Oltre a non ricevere mai risposta dai soci – racconta – ci siamo perfino accorti che l’Unione Italiana e il socio italiano, che ho dovuto cercare fino a risalire al Gruppo Gedi, non avevano nemmeno un codice fiscale sloveno, e quindi non potevano operare”. “Dopo aver mandato più di un sollecito ho quindi deciso di lasciare, e, dopo le contestazioni, ho anche fatto ricorso al tribunale, che proprio ieri mi ha dato ragione, convalidando la mia decisione”. “Io ho sempre gestito l’Agenzia, senza alcuna retribuzione negli ultimi tre anni, peraltro, pensando solo al bene del giornale e soprattutto dei giornalisti, che sotto la mia gestione sono aumentati da uno a quattro, e sinceramente sono stufo e anche amareggiato per essere stato indicato come il responsabile di questa situazione.”
A riguardo Maurizio Tremul, presidente dell’UI e uno dei quattro componenti dell’assemblea dell’Aia, che nelle scorse e settimane si era scontrato soprattutto con il presidente della CAN costiera Alberto Scheriani, con una sorta di veto incrociato sulle nomine del presidente e del direttore, ha confermato di aver fatto un passo indietro rinunciando alla carica di presidente dell’assemblea: “Io avevo già dimostrato la mia disponibilità, accettando il nome di Gianni Katonar come direttore, e ora ne faccio un altro rinunciando a correre per la presidenza, ma – ha aggiunto – ora mi attendo che anche gli altri facciano altrettanto per arrivare a un risultato”.
Un invito a riflettere e a pensare soprattutto al bene dei giornalisti e dell’Agenzia giunge da parte di uno dei soci, il presidente della Giunta dell’UI Marin Corva: “Dobbiamo – dice - veramente guardare qual è l'interesse delle istituzioni per tutelare sia le istituzioni sia i dipendenti e le loro famiglie. La scorsa riunione è stata un'opportunità persa perché c’era la possibilità di eleggere il sottoscritto a presidente dell'assemblea dei soci, passo che ci avrebbe consentito anche di modificare gli atti interni e di nominare il direttore. Io ovviamente avrei anche dato le dimissioni dopo un certo periodo, considerato il fatto che l'impegno del presidente della giunta esecutiva è sicuramente per me prioritario e mi porta via già tantissimo tempo e tantissime energie. Ero però disposto ad accettare questo incarico proprio per sbloccare la situazione, vista anche la storia dell'AIA, non facile, anche negli ultimi anni: c’è stata addirittura l'impossibilità di convocare l'assemblea dei soci. Eravamo vicini a una soluzione, ma purtroppo non abbiamo saputo coglierla”.
“Io sono convinto che la situazione si risolverà: farò un passo indietro concreto, il mio mandato è a disposizione dell'assemblea e spero si possa ragionare sul fatto di sostituirmi con qualcuno che possa essere più idoneo e godere del sostegno di tutti i rappresentanti nell'ambito dell'assemblea dei soci, perché in base alle regole attuali ogni decisione deve venir approvata all'unanimità.”
Corva sottolinea anche la necessità di coltivare buoni rapporti personali fra i dirigenti della comunità italiana: “Per quanto mi riguarda collaboro serenamente con tutti i rappresentanti di tutte le istituzioni della comunità nazionale italiana, con i nostri presidenti Tremul e Demarin, ma anche con i rappresentanti della CAN costiera e con i deputati ai parlamenti. Reputo che questo è l'unico modo per tutelare e per far crescere la nostra la nostra comunità, che sicuramente si trova in una situazione molto particolare, perché facciamo parte di una comunità autoctona, che non fa parte della nazione madre già da diversi decenni e dunque solamente uniti e compatti avremo un futuro da lasciare ai nostri figli e nipoti. In caso contrario purtroppo temo per quello che sarà il futuro della nostra comunità”.
Alessandro Martegani