"L'oscurità lascerà spazio alla speranza" il titolo dell'incontro che ha messo al centro la vita, l'opera e il martirio di Don Francesco Bonifacio e i risultati delle nuove ricerche e indagini portate avanti, dalla sua tragica scomparsa in qua, dalle autorità ecclesiastiche, dai famigliari e ultimamente anche dalla procura croata. A raccontarle Mario Ravalico che ha dedicato una vita a far luce sulla triste vicenda oltre che a far conoscere la figura del beato e a diffonderne il culto. Obiettivi racchiusi pure nel suo ultimo libro su don Francesco, uomo di dialogo e di perdono, volume intitolato con quelle che furono le ultime parole pronunciate dal sacerdote prima di morire ovvero "Che Dio ci perdoni tutti".
"Sono stati prima cinquanta anni di silenzio, chi parlava finiva in prigione o rischiava la vita, dopo si poteva parlarne però raccogliere testimonianze dirette era difficilissimo perché era sempre presente la paura di ritorsioni" ha spiegato Ravalico che ha illustrato l'impegno di tante altre persone che dagli anni '90 in poi hanno svolto ricerche che hanno portato ai nomi dei presunti assassini che per volontà della famiglia però sono rimasti secretati. "Mio zio li ha perdonati e perciò pure mio papà chiamato a porgere denuncia non ha voluto farlo, ma ha perdonato pure lui" ha spiegato Gianfranco Bonifacio, nipote di don Francesco. A inquadrare il periodo storico in cui avvennero il rapimento e l'uccisione del giovane parroco, lo storico Denis Visintin. "Era un periodo buio, difficile, non si sapeva a chi appartenesse il territorio, non si riusciva a controllare niente e nessuno e spesso alla politica si aggiungevano vicende e violenze di carattere personale" ha ricordato Visintin che sulla figura di don Francesco ha detto: "Ha sempre operato per il bene di tutti senza distinzioni politiche, etniche o religiose ma mettendo al centro la persona e non avendo fatto del male a nessuno non aveva paura". Da qualche anno le ricerche sono incentrate sul ritrovamento dei resti del povero parroco e in seguito a nuove segnalazioni e testimonianze, come sentito ieri a Crassiza, queste interessano ora l'area di Levade. Da dire ancora che la serata è stata seguita da un pubblico numeroso. Presenti in sala i vertici dell'Unione italiana Maurizio Tremul e Marin Corva, gli esponenti della Regione istriana Jessica Acquavita e Vladimir Torbica, il presidente dell'Associazione delle Comunità istriane di Trieste David Di Paoli Paulovich, nonché i presidenti di diverse Comunità degli italiani del buiese. (lpa)