Nell’ intervista a Petra Blašković, polesana di nascita e prima attrice del teatro nazionale di Osijek, qualche dettaglio in più sull’ attesta rappresentazione.
Come nasce “Francamente”?
Petra Blašković: Nasce come un seme che è stato piantato in me come persona, donna e artista e che è maturato con gli anni. Ho sempre seguito il lavoro della coppia Rame-Fo e, visto che a maggio saranno 10 anni della scomparsa di Franca, ho voluto dedicare a lei questo lavoro; lei che rimarrà sempre nei nostri cuori, nella letteratura teatrale e nell’ attivismo. Quindi vuole essere un ringraziamento per tutto quello che ci ha dato e ci ha insegnato: ad essere forti, a non soccombere mai e soprattutto ad essere coraggiosi nel parlare liberamente, ad avvalersi del nostro diritto di parola.
E ad essere soprattutto e prima di tutto donne?
Petra Blašković: Assolutamente sì. La sua vita è stata segnata da questa dimensione sia nel ruolo di attrice che in quello di intellettuale e politica. Sappiamo come vengono trattate e che ruolo hanno le donne nella società. Dispiace vedere che questi temi siano ancora attuali perché ciò significa che la società non è cambiata e che c’ è ancora molto da fare per renderla equa tra uomini e donne.
Ci vorrebbero tante donne come Franca Rame?
Petra Blašković: Certamente. Però quello che ci hanno insegnato Dario e Franca, è che bisogna essere e rimanere veramente coraggiosi nel proprio percorso. Per me poi la cosa fondamentale è quella relativa all’ utilizzo del teatro che non deve essere fine a sé stesso bensì deve essere un teatro attivista, impegnato nelle tematiche sociali, nella dimensione umanitaria. I riflettori non vanno posti su noi stessi bensì sui temi che vengono trattatati sul palcoscenico. Questa è sempre stata anche la mia visione del teatro. Andare a casa con la soddisfazione di aver raccontato una storia importante, che fa riflettere le persone sul modo di cambiare tutti assieme la società. La Rame diceva sempre “per liberarci veramente noi donne, non basta cambiare la nostra testa o quella dell’uomo, bisogna cambiare la società”, e questo ci rimane come compito.
Che cosa ci può anticipare sullo spettacolo?
Petra Blašković: Lo spettacolo ha un approccio documentaristico-teatrale perché è un intersecarsi di testi che ho scritto io e quindi d' autore che però si basano su tantissime interviste rilasciate dalla Rame ai giornali o in televisione. E poi ci sono pezzi tratti dalla sua biografia, scritta a quattro mani con Dario Fo “Una vita all’ improvvisa” e dai “25 monologhi per una donna. Tutta casa letto e chiesa e altre storie”. C’ è dunque una linea biografica che ci racconta della sua famiglia con antiche tradizioni legate al teatro dei burattini e marionette e ci fa scoprire che il primo ruolo, Franca lo ha avuto a 8 giorni dalla nascita; dell’attivismo dello zio Tommaso, socialista che con burattini e marionette raccontava storie di lotta di classe; dell’incontro magico con Dario. I temi trattati sono pesanti ma sono trattati in chiave comica perché come amava dire Franca Rame “voglio far ridere pensando e pensare ridendo”. Ecco uno spettacolo che ci fa ridere sulle nostre cose, sui nostri mali ma che poi sicuramente ci farà riflettere.
Interessante la scelta di presentarlo nei dialetti istroveneto e istrioto. Come mai?
Petra Blašković: Ho voluto parlare con la lingua che mi ha segnato dall’ infanzia in qua.Non è molto lontano da quello che facevano anche Dario e Franca. Nei pezzi teatrali per enfatizzare un carattere, un luogo, un evento anche loro usavano spesso i dialetti perché sono l’espressione autentica di quello che le persone sono veramente. Essendo questi idiomi tutelati come beni immateriali li abbiamo voluti far vivere sul palcoscenico. Naturalmente lo spettacolo sarà sottotitolato in croato, quindi uno spettacolo per tutti e non solo per gli appartenenti alla Comunità nazionale italiana.
Si tratta di una coproduzione tra teatro popolare istriano e Comunità degli italiani di Pola, Comunità che propone manifestazioni di grande qualità e con la quale ha collaborato pure in precedenza.
Petra Blašković: Sono socia della Comunità da anni annorum e spesso sento il bisogno di ritornare, ringraziare il luogo dal quale provengo, di esprimermi nella lingua madre che è l' istroveneto e trattare di cose che sono vicine a noi. Così è stato con lo spettacolo su Alida Valli che è nata a Pola, ma anche con le due commedie in dialetto che vedono come protagonista la famiglia Polesanich. Lo stesso vale per i lavori proposti ai ragazzi e ai più piccoli ovvero quello su Dante Alighieri e “Qua la zampa”.
Sei prima attrice del Dramma del Teatro nazionale di Osijek, recitare in due lingue ovvero croato e italiano è più un arricchimento o una costante sfida?
Petra Blašković: Devo dire che la mia mente funzione in maniera assolutamente bilingue. Forse quando sono a Osijek e magari sono stanca faccio un po’ di fatica a trovare le parole in croato. Allora dico che il mio cervello si avvicina alla modalità d’ uso più rilassata e perciò devo usare il mio traduttore mentale. Ormai sono tanti anni che sto a Osijek dove ho reimparato il croato standard che prima non usavo molto anche perché sono stata 15 anni in Italia e come dicevo la mia madre lingua è l’istroveneto.
Si diceva di Franca Rame figlia d’ arte, però anche tu lo sei. Quanto ha contribuito nella tua formazione l’attività dei tuoi genitori e soprattutto di tuo papà Franci Blašković?
Petra Blašković: Moltissimo perché da quando son nata ho visto i miei genitori impegnati con la musica, con le trasmissioni alla radio in un attivismo costante, quotidiano. L' attivismo non è una scelta semplice, comoda e neanche le possibili conseguenze lo sono. Ma lo si fa per bisogno, perché non c’ è un'altra via d’ uscita; lo si fa perché si è così, perché si ripudiano le ingiustizie, perché si sta male a vedere gente sottomessa, dimenticata, che non è rappresentata. E allora chi opera nel settore artistico e ha la fortuna di avere talento, come lo può usare? Dando voce a chi non ce l’ha. I miei genitori hanno usato così il loro talento ed io continuo sulla stessa onda. Penso che questo sia lo scopo per il quale faccio teatro e racconto le storie.
Lionella Pausin Acquavita