Fin da bambino Saif ur Rehman Raja ha tenuto un diario: scrivere, la sua valvola di sfogo. A trent'anni ha pubblicato il suo primo libro, "Hijra", in cui ha raccontato la sua storia: quella di un ragazzo prima e poi di un giovane uomo che ha lottato, con coraggio, per la sua autodeterminazione. Per la conquista di un'identità libera, che mettesse insieme le sue due culture, il suo essere pakistano e il suo essere italiano. E un'omosessualità dichiarata e liberamente vissuta. Un percorso pieno di dolore, una lunga scia di umiliazioni e di prevaricazioni, vittima di un doppio pregiudizio. Senza una patria che lo accetti e senza una famiglia che lo riconosca.

Ma non è solo del suo autore che ci parla questo libro dolente e bellissimo uscito da Fandango che vede ora la luce anche in edizione slovena, tradotto da Saša Grahovac Fabbri per Beletrina. Come ci spiega Saif Raja, a spingerlo a scrivere il libro "è stata l'esigenza di raccontare il mio dolore, non solo per me. Quello che mi è arrivato è un dolore molto più collettivo, che riguarda tante persone omosessuali e tante persone migranti".

E sul bisogno di essere accettato, così dolorosamente avvertito sin dall'infanzia pakistana, il giovane scrittore, cresciuto a Belluno e che oggi vive a Bologna, dice: "Volevo che il mondo non avesse aspettative su di me, che mi guardasse e basta, che dicesse va bene così. Questa è stata una grande lotta anche con mio padre, con il retaggio di una cultura che vede nel primo figlio maschio l'orgoglio e l'onore. Mentre io ero un bambino un po' effeminato, poi un omosessuale che fa il coming out in una famiglia musulmana e che pretende di essere amato ed accettato comunque".

Saif ur Rehman Raja ha scritto con "Hijra" (parola che in lingua urdu significa 'mezzo uomo') un libro che ci riguarda tutti, che invita a non voltarsi dall'altra parte di fronte alle discriminazioni, siano esse di genere o di altro tipo come il razzismo. O almeno, a essere un po' empatici verso gli altri: "Tutti noi, non dico tutti i giorni della nostra vita, però ogni tanto dovremmo fermarci a riflettere e uscire dal nostro egocentrismo, chiederci cosa ci sta succedendo accanto, cosa succede al vicino di casa o a quello di fronte ...".

Foto Claudia Pajewski
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