Una voce importante della letteratura internazionale, un autore impegnato a favore della libertà di espressione e per il dialogo tra le culture: lo scrittore iraniano Kader Abdolah, da molti anni rifugiato politico nei Paesi Bassi, sarà al centro della trentunesima edizione di Dedica, festival letterario pordenonese curato dall'associazione culturale Thesis che in passato ha ospitato, fra gli altri, i premi Nobel Nadine Gordimer e Wole Soyinka, e poi autori come Amos Oz, Paul Auster, Luis Sepúlveda, tra gli italiani Claudio Magris e Dacia Maraini.
Dal 15 al 22 marzo del prossimo anno la rassegna monografica friulana esplorerà il mondo di Abdolah in varie espressioni artistiche, con eventi che coinvolgeranno anche i giovani, dai libri al cinema, fino al teatro e alle mostre.
E anche se Dedica ha il suo baricentro nella letteratura, rilevano gli organizzatori, "in un momento in cui diritti umani e libertà d'espressione in Iran sono temi centrali, il festival rappresenterà anche uno spazio di confronto su questioni come il ruolo delle donne, l'attivismo e l'intolleranza".
Kader Abdolah, 70 anni, perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, si è rifugiato in Olanda nel 1988 e qui ha imparato quella che è ora la sua lingua letteraria e che lui chiama la "lingua della libertà". In nederlandese dunque ha scritto libri celebri come "Scrittura cuneiforme" con cui ha conquistato il pubblico internazionale e "La casa delle moschee". Tutti i suoi romanzi sono attraversati dalla condizione dell'esilio e rimandano alle sue origini e alla cultura millenaria del suo Paese. La scrittura è il suo modo di tornare a casa, alle sue radici: il solo possibile per l'autore che in Iran afferma di non poter assolutamente tornare veramente, meno che mai adesso che - dice - c'è il peggior regime di sempre.