I duecento anni dalla nascita di Bartolomeo Gianelli festeggiati con un dono prezioso: il recupero di "Santa Elisabetta tra i carcerati", pregevole pala d'altare realizzata dal pittore ottocentesco per la "Imperial-regia casa di pena" di Capodistria (come si chiamava ai tempi dell'Austria) e ora esposta nel salone al piano nobile di Palazzo Belgramoni-Tacco, sede del Museo regionale. Il Museo, che possiede una bella collezione dell'artista capodistriano, ha colto l'occasione della Festa della cultura, che si celebra in Slovenia il 3 dicembre, per presentare il dipinto, dimenticato nei suoi depositi per non meno di un secolo e ora tornato a splendere grazie alle cure ricevute nei laboratori di restauro dell'Istituto nazionale per la tutela del patrimonio culturale, a Lubiana.
Interessante il motivo iconografico della tela, trasposizione in chiave pittorica di una legge del 1867 che aboliva l'uso di strumenti di coercizione e di punizione corporale nelle carceri delle province austriache: ai piedi di Elisabetta, protettrice degli umili, dei poveri e dei perseguitati ingiustamente, giacciono abbandonati i ferri dei detenuti e un bastone spezzato. Mentre nella figura inginocchiata accanto alla santa è forse possibile riconoscere lo stesso Gianelli, che per la sua passione irredentista soffrì più volte la prigionia.
Formatosi all'Accademia di Venezia, l'artista, vissuto fra il 1824 e il 1894, è ricordato per le suggestive marine, i paesaggi e i molti scorci della sua città, come pure per i ritratti e le opere di soggetto sacro per chiese da Capodistria fino a Trieste, a Grado e all'isola di Veglia. A quest'ultimo genere appartiene appunto la pala esposta a cura di Brigita Jenko fino al prossimo 9 febbraio al Museo regionale con una serie di eventi collegati, un'iniziativa che rappresenta un ulteriore tassello per la piena valorizzazione di Gianelli dopo l'importante antologica allestita dal Museo con la Comunità degli italiani "Santorio Santorio" nel 1994, ricca anche di prestiti da collezioni private. Un contributo, tra gli altri, è ora giunto dal Centro "Carlo Combi", che ha pubblicato il piccolo catalogo a corredo della mostra.
Nei festeggiamenti per il bicentenario del pittore, un'unica nota stonata, la tomba Gianelli al cimitero di San Canziano senza un segno di ricordo dell'anniversario e il canone onorato dallo Stato italiano. Come dire, un figlio che la Capodistria di oggi ha riconosciuto a metà.