"Il di lei esercizio e studio principale dev'esser l'arco in genere, cosicché ella se ne faccia padrona assoluta a qualunque uso o cantabile o sonabile". Inizia così la lettera, datata 5 marzo 1760, che Giuseppe Tartini, all'epoca massima autorità europea in ambito violinistico, invia da Padova alla sua allieva Maddalena Lombardini, impartendole precise istruzioni in tema di tecnica violinistica. Una lettera diventata famosa grazie alle numerose edizioni postume, anche in altre lingue, e considerata una sintesi preziosa del metodo didattico del violinista e compositore piranese, a distanza di più di due secoli ancora attuale.
A Pirano, l'Archivio ne conserva una copia (non di mano del musicista ma probabilmente coeva), che il Museo del mare pubblica ora in facsimile, corredando la riproduzione del documento con la traduzione in sloveno, croato, inglese, francese e tedesco. "Un dono per i violinisti che verranno a suonare a Pirano, e magari imbracceranno proprio il violino di Tartini custodito nella sua casa natale", dice di questa edizione uscita per il 330° anniversario tartiniano (8 aprile) la curatrice Duška Žitko, che con il lascito piranese dell'artista ha una lunga frequentazione. Una lettera, "Bibbia per tutti i violinisti del mondo", che "affascina anche per il rispetto che il prestigioso maestro dimostra verso il talento della giovanissima allieva, allora appena quattordicenne, che lui chiama signora".
Tartini aveva visto bene. Maddalena Laura Lombardini, veneziana, nata nel 1745, era destinata a una carriera di grande successo, assolutamente eccezionale per un'epoca in cui le donne nella vita pubblica avevano spazi molto limitati: virtuosa di violino e di canto, acclamata in tutta Europa, fu molto attiva anche come compositrice.
Aveva studiato musica all'Ospedale dei Mendicanti, una delle istituzioni caritatevoli che a Venezia si occupavano di dare a ragazze orfane o povere una formazione musicale di altissimo livello, e qui fu notata da Tartini, con cui potè poi studiare a Padova in alcune occasioni e che le scrisse la famosa lettera. Un suo grazioso ritratto è riprodotto sul cofanetto ora pubblicato dal Museo piranese.