Il direttore Paolo Valerio, durante la presentazione, l'ha chiamato scherzosamente "il lenzuolone". È, in senso fisico, concreto, il cartellone della nuova stagione 2022-23 del Teatro Rossetti di Trieste, lo Stabile del Friuli Venezia Giulia. In forma di pieghevole sono sedici pagine, che accolgono in totale 80 titoli, un'offerta fra le più ricche (e più varie) d'Italia. Il sipario si alzerà l'11 ottobre con la produzione "Il Mercante di Venezia" di Shakespeare interpretato da Franco Branciaroli e diretto dallo stesso Valerio. Per gli altri spettacoli di prosa si andrà dai testi classici ai contemporanei, alla drammaturgia del Novecento. Ci saranno "Trappola per topi" di Agatha Christie e "Il compleanno" di Pinter, "Come tu mi vuoi" di Pirandello ma anche "Quell'anno di scuola" dal romanzo del triestino Giani Stuparich. Tra i registi grandi nomi come Peter Stein, Alessandro Serra, Davide Livermore, e sul palco artisti di primissimo piano come Glauco Mauri, Andrea Jonasson, Moni Ovadia, Pamela Villoresi e tanti altri, accanto ai talenti delle ultime generazioni.
In cartellone tornano anche i grandi musical, tra cui "Rocky Horror Show" in edizione inglese e il kolossal "Notre Dame de Paris" sulle musiche di Cocciante che festeggia vent'anni di storia in Italia, senza dimenticare l'edizione del decennale di "Magazzino 18" di Simone Cristicchi, che debutterà a febbraio in occasione del Giorno del Ricordo, coprodotto dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia. Ancora, ospiti internazionali per la danza con un "Omaggio a Nureyev"; e poi altri attesi appuntamenti , come quello con Drusilla Foer o Arturo Brachetti.
Dedicati soprattutto alla scena contemporanea, infine, gli spettacoli della sala Bartoli, 24 titoli ad iniziare da "Il Dio bambino", un monologo scritto da Giorgio Gaber e Sandro Luporini e ora riproposto dall'attore Fabio Troiano.
A fianco all'attività svolta in sede, saranno non meno di una ventina gli allestimenti del Rossetti che nel corso della stagione toccheranno oltre 70 città italiane, a sottolineare l'impegno sul piano produttivo che caratterizza lo Stabile regionale.