“Oh, è lei! Sa, noi non abbiamo nessuna colpa, siamo solo esseri umani che devono obbedire…“ Finisce con queste parole il romanzo Izbrisana-Cancellata, dello scrittore sloveno Miha Mazzini. Romanzo che si trova tradotto anche in italiano. Libro che affronta il pesante tema dei cancellati in Slovenia.
Quello dei cancellati, se si estrapola il dramma sociale e umano reale, potrebbe anche essere un bel tema letterario, artistico. Uno di quei temi universali incentrati sull’ estraneità e l’ alterità su cui sbizzarrirsi per sfornare libri e film che ci parlano del disagio dell’ uomo comune maltrattato dalla storia, dal potere, anche quello esercitato da un semplice burocrate. In Slovenia, a parte un romanzo e una pellicola di un certo rilievo, il tema non ha ispirato altro, se non un ampio e feroce dibattito politico che divide ancora oggi la società. Nel paese di Prešeren, l’ alterità non sempre va oltre l’ esercizio di retorica politica.
Sul portale del Governo sloveno, alla voce Izbrisani-Cancellati, trovate una sorta di vademecum per i Cancellati, che inizia con questo paragrafo secco:
“I cittadini delle altre Repubbliche socialiste della ex Jugoslavia, che avevano la residenza permanente in Slovenia e non hanno fatto, nei tempi previsti, domanda per la cittadinanza slovena, sono stati cancellati dal registro di residenza permanente. La legge per loro non definiva condizioni particolari per l' acquisizione del permesso di residenza come previsto per gli altri stranieri”.
In pratica, veniva a crearsi una nuova categoria di stranieri. Per farla semplice, dopo la dichiarazione di indipendenza della Slovenia, nel giugno del 1991, con le nuove normative che regolano la cittadinanza e lo status di stranieri, vennero a crearsi tre categorie di cittadini : coloro che ricevono la nuova cittadinanza per automatismo senza previa richiesta, presumibilmente i veri sloveni, altri che, anche se iscritti nel registro di residenza permanente da una vita, per ottenerla devono fare la richiesta, presumibilmente i non sloveni; infine quei non sloveni, anche loro residenti, che , per un motivo o un altro, non fanno la richiesta per ottenere la cittadinanza slovena e che, con decreto del ministero degli interni, il 26 febbraio del 1992 vengono cancellati dal registro di residenza. Sono queste, 26 mila persone circa, secondo una stima altalenante, le vittime nascoste della breve guerra di indipendenza slovena. Sono quei cittadini che, con una insignificante unghiata burocratica, vengono cancellati dal registro dei “vivi”, perdendo tutto quello che, dal punto di vista umano e civile, fa di una persona una persona viva: assistenza sanitaria, sociale, conto in banca, la possibilità di conseguire un’ istruzione, di trovare lavoro e casa nel paese dove erano residenti tutta una vita.
Più tardi qualcuno l’ avrebbe chiamato genocidio burocratico, di cui pochi si accorsero. Sia a destra che a sinistra facevano finta di non vederli, i cancellati. Il fenomeno assunse una forte rilevanza politica una decina di anni più tardi, quando la Corte Costituzionale decretò l’ illegalità dell’ atto amministrativo e impose di riparare i torti subiti dai cancellati, così come lo fece di lì a poco anche la Corte europea per i diritti umani. La società si polarizzò, anche la politica, fra i favorevoli alla riparazione di torti subiti e i contrari. Sta di fatto che l’ atto in se’ all’ inizio venne sottaciuto, minimizzato e tollerato, un po’ da tutti, da intellettuali e non. A sinistra e a destra. È l’esempio evidente della banalità del male, che può succedere ovunque, in ogni tempo. Un male perpetrato con un atto amministrativo inviato come un link da una scrivania ad un’ altra dei burocrati delle amministrazioni locali che avevano il compito di stracciare le vecchie carte di identità.
Seguendo a ritroso questo link si è impossibilitati, come accecati, a vedere i responsabili per definire la pena. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale e del tribunale europeo per i diritti umani, è stato pattuito un indennizzo, che molti hanno definito vergognoso, 50 euro per ogni mese vissuto da inesistente. Ma oggi a che punto sono i Cancellati, la colpa che hanno subito è stata riparata e il colpevole punito? L’ abbiamo chiesto a Miha Mazzini, che ci ha risposto così:
“ Dopo trenta anni di questa vergogna è successo che almeno il capo dello stato si è scusato, quindi i cancellati hanno, se non altro, ricevuto una soddisfazione morale. Però molti di loro non hanno ricevuto giustizia e si devono presentare nell’apposita unità amministrativa. Dopo trent’ anni! Sarebbe ora che questa vergognosa storia venga definitivamente chiusa!” Così lo scrittore Miha Mazzini.
Aljoša Curavić