Nel primo incontro di persona tra i capi delle diplomazie di Cina e Russia dall'inizio dell'invasione russa in Ucraina, Wang Yi e Sergei Lavrov, hanno avuto uno scambio approfondito sull'esito dell'ennesimo round di colloqui negoziali; Pechino è tornata a ribadire che la Cina sostiene la continuazione del negoziato di pace fra Russia e Ucraina e gli sforzi di tutte le parti nel prevenire una crisi umanitaria. È stato inoltre sottolineato come Mosca e Pechino abbiano sempre aderito al principio di non allineamento e di non confronto. Le due superpotenze si sono quindi impegnate a rafforzare la partnership strategica per intervenire sullo scenario internazionale con voce unificata. In merito alla possibilità di ricoprire il ruolo di garante, il portavoce del dicastero Esteri si è limitato a ribadire che la Cina continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nel percorso verso la pace. Mentre proseguono i tentativi per trovare un terreno comune, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere nuove misure per colpire la Russia: nel suo intervento al Parlamento norvegese ha lanciato un appello affinché vengano chiusi i porti alla Russia così come Mosca ha fatto con l'Ucraina. Chiesto inoltre l'invio di altre armi, in particolare missili, sistemi di difesa aerea e anticarro. Il leader del Cremlino Vladimir Putin ha avuto invece un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi per informarlo sui progressi nei negoziati e spiegare le ragioni collegate alla decisione di Mosca di modificare i pagamenti per le forniture di gas in rubli.
Maja Novak