La Germania ha da tempo dato il via alla sua denuclearizzazione chiudendo le sue centrali una dopo l'altra: l'ultima dovrebbe smettere di funzionare nel 2022. E Berlino ora sta prendendo di mira anche le centrali dei Paesi confinanti, nello specifico quelle di Francia e Belgio, molte delle quali sono vecchie e poco sicure e si trovano proprio in prossimità del confine con il Paese che, se ha deciso di uscire dall'energia atomica, è anche perché non vuole correre il rischio di dover affrontare le conseguenze di un incidente nucleare, cosa che sarebbe costretta a fare comunque se qualcosa dovesse andare storto in questi impianti.
"La Germania ha preso una decisione in favore dell'uscita dall'energia nucleare. Sarebbe auspicabile che anche i nostri vicini chiudessero i loro impianti più vecchi", ha chiesto il ministro dell'Ambiente Svenja Schulze. A preoccupare soprattutto sono le centrali belghe Doel e Tihange. Entrambe di vecchia generazione, hanno avuto diversi problemi ai reattori in passato. Addirittura sono state chiuse nel 2012 quando furono trovate bolle di idrogeno nelle loro pareti. Tre anni dopo sono state ritenute di nuovo sicure e riaperte e la loro attività è stata prolungata di un decennio fino al 2025.
La decisione, dovuta all'assenza di un programma per sostituire questo tipo di energia nel Paese, ha scatenato le proteste degli ambientalisti, e anche alla Germania non è piaciuta affatto. "Noi ci sentiamo al sicuro e anche il popolo tedesco dovrebbe sentirsi allo stesso modo", ha detto a Politico Robrecht Bothuyne, deputato del Parlamento fiammingo responsabile della politica energetica per il partito CD&V, aggiungendo addirittura che "abbiamo più motivi noi per essere preoccupati per le centrali a carbone in Germania che loro per le centrali nucleari in Belgio".
Berlino chiama l'Ue
Ma Berlino non la pensa allo stesso modo e anzi sta provando a convincere anche l'Ue a supportare la sua battaglia contro il nucleare e ad impedire la creazione di nuovi impianti nei Paesi membri. Il potere di scegliere il proprio mix energetico risiede nella capitali, e Bruxelles non può interferire, ma la Commissione potrebbe proporre una riforma delle regole del settore e chiedere di dare voce in capitolo al Parlamento europeo, cosa che renderebbe la vita più difficile all'energia atomica.
Nel frattempo però i Paesi contrari all'atomo stanno cercando di unire le forze, sfruttando il fatto di avere adesso anche una nazione così potente dalla loro parte. Nel marzo scorso il ministro dell'Ambiente del Lussemburgo, Carole Dieschbourg, ha parlato della possibilità di creare una vera e propria “alleanza” per tenere alta la questione nell'agenda europea.
Alfonso BianchiArticolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue