Tutti contro l’Olanda: sembra ormai essere questa la situazione in Europa dopo quasi 48 ore di confronto sui mezzi per contrastare la crisi economica innescata dal coronavirus.
Quello che era partito come un confronto fra il nord e il sud Europa, fra chi richiamava i paesi più indebitati alle proprie responsabilità e chi invece chiedeva una condivisione del peso dei provvedimenti, si sta trasformando in un braccio di ferro fra l’Olanda e il resto dell’area euro.
Le posizioni rigide di paesi come Finlandia e Germania sembrano infatti essersi gradatamente allineate all’idea che oneri e responsabilità del piano debbano essere condivisi, perché la crisi causata dal virus e dal lockdown sarà comune. Tutti stanno convergendo sulla proposta portata avanti dalla Francia e condivisa da altri paesi come Italia e Slovenia, che prevede titoli di debito comuni ribattezzati Recovery bond, e un Mes con condizioni attenuate. Una soluzione che sembra aver convinto anche Berlino, ricreando l’asse con Parigi e spostando l’inerzia della trattativa.
L’Olanda però rimane su posizioni d’intransigenza, escludendo la possibilità di appoggiare dei titoli europei così come un ammorbidimento delle regole del Mes: una posizione definita “controproducente e incomprensibile” dalla presidenza francese, che invita a pensare per ora alla sola emergenza senza pretendere un equilibrio finanziario a breve termine.
Un fallimento “è impensabile”, ha detto il ministro dell'Economia Bruno Le Maire, mentre il premier Italiano Giuseppe Conte, ha ricordato come l’Unione europea sia chiamata “a compiere un deciso cambio di passo dal punto di vista politico e sociale”. “Se vogliamo preservare la nostra casa comune – ha aggiunto intervistato dall’Osservatore Romano - è il momento di ragionare come una squadra”.
Alessandro Martegani