Un pacchetto che vale oltre il 30 per cento del bilancio comunitario a lungo termine, frutto di un compromesso raggiunto con fatica dalle tre Istituzioni europee a fine giugno. La prossima settimana l'Europarlamento dovrebbe dare formalmente il via libera all'entrata in vigore della PAC, la nuova politica agricola comune, che ha l'obiettivo di essere più verde, equa, flessibile e trasparente. A giugno i negoziatori di Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo sul nuovo quadro legislativo che mira ad allineare la politica agricola comune con gli obiettivi ambientali e climatici dell'Ue. Questi dovranno riflettersi nei piani strategici nazionali, nelle pratiche agricole e nel modo in cui i finanziamenti sono distribuiti. La riforma entrerà in vigore nel 2023. La dimensione ambientale è quindi il pilastro centrale della legislatura, fortemente voluta dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, e su cui è stato inizialmente difficile trovare un accordo. La riforma dovrebbe infatti stravolgere la politica agricola, attualmente responsabile di oltre il 10 percento delle emissioni di gas serra dell'Ue. Per garantire che il sostegno dell'UE sia distribuito equamente, alle aziende agricole di piccole e medie dimensioni sarà assegnata una quota minima di pagamenti diretti, e ai giovani agricoltori un sostegno dagli stessi fondi e dai bilanci per lo sviluppo rurale. Le condizioni di lavoro nelle aziende agricole saranno monitorate grazie alla cooperazione tra gli ispettori del lavoro nazionali e gli organismi erogatori dei fondi della PAC. Inoltre, le informazioni sui beneficiari finali dei fondi saranno più trasparenti grazie a uno strumento di filtro dei dati. La grande novità della riforma sono gli eco-schemi, che definiscono la percentuale dei pagamenti diretti della PAC destinati a pratiche agricole rispettose dell'ambiente. Ma non tutti approvano; per i Verdi europei, la riforma risulta sorda e cieca alle questioni sociali, climatiche e di biodiversità. Inoltre favorirebbe le grandi aziende agricole, a discapito dei piccoli agricoltori.

Maja Novak

Foto: EPA
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