L'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina non ha riscontrato il peggioramento delle condizioni di Martina Oppelli, la donna triestina affetta da sclerosi multipla progressiva ed ha così nuovamente respinto la sua richiesta di assistenza per il suicidio assistito. A renderlo noto è l'Associazione Coscioni, evidenziando che "nonostante un peggioramento delle sue condizioni e un'ordinanza del Tribunale di Trieste che imponeva una nuova valutazione medica, Asugi ha negato l'accesso alla morte volontaria, ignorando la sentenza 135 del 2024 della Corte costituzionale", "che ha chiarito la nozione di trattamenti di sostegno vitale", e "condannando Martina a proseguire in una sofferenza senza fine".
Secondo Martina Oppelli Asugi nega l’evidenza, ovvero la totale dipendenza vitale da persone, farmaci e macchinari. “Secondo i medici - dice Oppelli - dovrei assumere ulteriori farmaci che potrebbero attenuare il dolore ma privandomi della lucidità e, dunque, della capacità di decidere. E di lavorare anche, per conservare una parvenza di esistenza ‘normale’”.
"Rimango perplessa - aggiunge Oppelli - per come viene descritta la mia condizione fisica e clinica nota da anni agli stessi medici. Basita, poiché la sclerosi multipla mi ha privata di qualsiasi movimento lasciando intatta solo la capacità di pensare, parlare e di autodeterminarmi. Dovrei sottopormi a ulteriori esami diagnostici ed, eventualmente, permettere che il mio corpo sia violato da tubi, sonde o quant'altro. Non posso, non voglio, subire una tortura di Stato. Ho sempre pensato che tutte le battaglie fossero inutili: infatti, non siamo in guerra. Questo è un doveroso percorso giudiziario nel pieno della legalità per far valere il diritto di accesso al suicidio medicalmente assistito".
Asugi ha dunque "confermato il proprio rifiuto, basandosi su una relazione che sminuisce il ruolo dei trattamenti da cui Martina dipende quotidianamente", osserva l'avvocato Filomena Gallo, segretaria dell'associazione Coscioni, aggiungendo che "addirittura nella relazione si solleva il dubbio che la macchina della tosse, più che una necessità terapeutica, abbia uno scopo 'preventivo'".
"Questa relazione è un insulto alla sofferenza di Martina", prosegue Gallo, che conclude affermando: "Per questo motivo, oltre a procedere contro la valutazione", "attiveremo le vie che il caso consiglia anche in relazione alle responsabilità che determinano conseguenze gravi per Oppelli".
Davide Fifaco