A 123 anni dalla nascita della Ferriera di Servola, l’area a caldo, quella maggiormente inquinante e al centro di un lungo confronto sulla dismissione negli ultimi decenni, da oggi cesserà la propria attività.
Oggi infatti i tecnici hanno iniziato a lavorare sugli impianti per lo spegnimento, un percorso che durerà fino a metà aprile e che verrà costantemente monitorato dall’Agenzia regionale dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia, per controllare possibili emissioni nocive.
La trattativa finale era durata un anno: al posto degli impianti troveranno spazio strutture logistiche e portuali, come conferma l’assessore regionale all’ambiente Fabio Scoccimarro. “La nostra richiesta non era un vezzo o un estremismo ambientale, - spiega - ma partiva dalla constatazione che un impianto del 1800 non era più al passo con il terzo millennio. Le strade erano due: o smantellare completamente tutto e costruire un’altra fabbrica, oppure, ed è la strada che abbiano seguito, riconvertire l’area per scopi portuali. Per la città è un passo in avanti dal punto di vista ambientale, e anche all’interno del processo di decarbonizzazione e riconversione che ci siamo posti da qui ai prossimi anni, in Europa, in Italia, e nel nostro piccolo nella regione e a Trieste".
“Sarà un’operazione complessa – aggiunge Scoccimarro –, che durerà fina metà aprile, e che ha un precedente: i tecnici hanno già affrontato un’operazione simile a Piombino. Tutte le autorità competenti seguiranno i lavori e l’Arpa fornirà ogni giorno i dati per seguire la situazione dal punto di vista ambientale. Dei disagi ci saranno, vista la dimensione della struttura, lo stesso impatto ambientale dell’apertura delle torce non sarà bellissimo da vedere, ma garantiremo la massima sicurezza a tutti, a partire da chi ci lavora”.
“Il processo comunque è iniziato e si tratta di un risultato su cui c’eravamo impegnati in campagna elettorale, fra l’altro con l’accordo di tutti i candidati: un obiettivo ribadito da un voto assolutamente trasversale in Consiglio regionale quando è stato dato mandato alla Giunta di procedere in questo senso. Io stesso avevo iniziato a lavorarci un anno fa, con un primo incontro, non facile, con la proprietà e il cavalier Arvedi a Cremona, ma poi abbiamo convenuto che la riconversione era un affare conveniente per tutti, anche se la proprietà non avrà alcun vantaggio economico in più rispetto a ciò che qualsiasi altro gruppo industriale può avere in Italia. Il nostro compito ora sarà quello di far procedere le cose il più velocemente possibile”.
“Nel corso di questo processo, che inizia oggi e avrà una seconda da fase il 17 aprile, tutti i soggetti interessati, regione, comune, la proprietà, i ministeri competenti e altri operatori, sigleranno anche un accordo per l’utilizzo dell’area”.
“Il Gruppo Arvedi rimarrà in quell’area, rinforzando il laminatoio e facendo altri investimenti industriali in quell’area, ma entreranno anche altri attori che porteranno altre attività fra cui la logistica portuale, ma la prima fase, quella ambientale, si è ormai conclusa con successo”.
“Quest è una giornata storica - conclude -, che passa un po’ in secondo piano rispetto all’emergenza legata al coronavirus, ma è giusto che si così”.
Alessandro Martegani