Un evento che ha segnato la storia, ma anche il futuro della città. A pochi giorni dalla ricorrenza nazionale del 25 aprile, che celebra la liberazione del paese dal nazifascismo, Trieste ricorda una giornata di svolta per la storia del Capoluogo giuliano.
Il 30 aprile del 1945, mentre il destino di Trieste era in bilico, migliaia di giovani, i “Volontari per la libertà”, capeggiati dal Colonnello Antonio Fonda Savio e da un religioso, Don Edoardo Marzari, raccogliendo le indicazioni del Comitato di Liberazione Nazionale, decisero di prendere le armi e opporsi ai tedeschi, proprio mentre in città giungevano anche le truppe jugoslave, determinate a prendere il contro della città e della regione fino all’Isonzo, mentre da ovest avanzavano le truppe britanniche e i neozelandesi prendevano il controllo del porto.
Ufficialmente ci furono 31 morti e 60 feriti fra gli insorti, ma il numero è incerto perché ci furono anche molti dispersi. Dopo quei giorni proseguirono fitte trattative fra gli alleati e Tito, mentre le truppe jugoslave occupavano la città, dando il via a un periodo buio, che terminò 40 giorni dopo, il 12 giugno, quando Trieste, anche grazie all'insurrezione, fu affidata all’amministrazione alleata, e le truppe iugoslave si ritirarono dalla città.
Quei fatti sono stati ricordati anche quest’anno, nel corso di una breve cerimonia organizzata dalla Federazione Grigioverde delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma. Il presidente della Federazione, il comandante Diego Guerin, che ha sottolineato il significato dell’insurrezione anche per il futuro della città: “Fu – ha detto – un’insurrezione spontanea da parte dei ragazzi di Trieste, come li chiamo io, perché erano quasi tutti i giovani, spinti solo dall’amor patrio e dalla volontà di riacquistare una dignità che era stata calpestata dai tedeschi: hanno preso quelle poche armi che avevano per cacciare i tedeschi, ma anche per difendersi da quella dall'incalzare delle truppe jugoslave che stavano arrivando e quindi per difendere l'italianità di Trieste”.
“Se non ci fossero state queste ore – ha aggiunto -, perché è durata ore questa insurrezione, sicuramente Trieste avrebbe fatto la fine di Capodistria, di Pola, di Fiume, di tutte quelle città che hanno dovuto soccombere immediatamente. Questa fu la prima insurrezione di Trieste, perché pochi anni dopo ci fu quella del ’53, questa volta contro gli alleati: senza quelle vittime non avremmo avuto il ritorno dell'Italia a Trieste nel ’54. Questo è pacifico, assodato e riconosciuto dalla storia”.
Nel corso della cerimonia sono state deposte delle corone di fronte al cippo che ricorda i caduti della Resistenza poi, dopo l’intervento del Presidente Guerin, autorità e pubblico hanno percorso alcune decine di metri per deporre un’altra corona di fronte un’altra lapide che ricorda i caduti dell’insurrezione.
Alessandro Martegani