Il 18 agosto del 1946 a Pola sulla spiaggia di Vergarolla scoppiò un deposito di mine. Nella strage morirono 65 persone, cinque furono i dispersi e innumerevoli i feriti, tra i quali molti giovani e bambini visto che l'esplosione avvenne vicino ad un'affollatissimo luogo di balneazione dove si stava svolgendo una gara di nuoto.
Le responsabilità dell'accaduto, la dinamica e perfino il numero delle vittime sono tuttora fonte di accesi dibattiti, ma sta di fatto che quell’esplosione chiuse il capitolo della presenza maggioritaria italiana a Pola e fu il preludio dell’esodo che si sarebbe consumato nei mesi successivi.
Anche quest'anno questa tragedia verrà ricordata sia a Pola sia a Trieste con una serie di cerimonie che si svolgeranno a numero ridotto a causa delle norme anti-Covid in vigore. Nonostante le difficoltà legate alla pandemia resta, quindi, la volontà di continuare a ricordare questa pagina della storia istriana, che ha visto il suo primo riconoscimento pubblico nel lontano 1997 quando a Pola venne posto un cippo nelle vicinanze del Duomo cittadinoper commemorare la strage. Un traguardo ottenuto, dopo anni di silenzio, grazie al lavoro fatto dal Circolo “Istria”, l'associazione di esuli istriani da sempre impegnata a favorire il dialogo tra le varie compagini presenti in questa regione, che spesso riescono a confrontarsi ancora con difficoltà su un periodo che coinvolge forse ancora troppe persone ma che si spera possa diventare scevro da qualsiasi strumentalizzazione politica.
Barbara Costamagna