21 milioni di persone in difficoltà, 3,7 milioni di lavoratori senza l’unica fonte di reddito familiare, dati a picco nel rapporto fra chiusure e aperture di nuove imprese.
Anche i dati dicono che l’epidemia, e la seguente e inevitabile decisione di chiudere molte attività nel paese, stanno avendo un impatto pesante sulla popolazione in Italia.
Secondo una ricerca dell'Università della Tuscia, istituto di Viterbo, ripresa dalle agenzie di stampa italiane, sarebbero 21 milioni, un terzo della popolazione, i cittadini che non hanno avuto accesso agli ammortizzatori sociali e sono stati messi in serie difficoltà economiche dal Lockdown.
Tre milioni sono lavoratori in nero, 5 sono dipendenti, ma la metà del totale, oltre 10 milioni, dichiara un reddito quasi a zero o non ha un reddito dichiarato. Anche gli altri però guadagnano cifre basse, dai seimila ai 15 mila euro all’anno, spesso l’unica fonte di reddito familiare.
Con cifre simili non è naturalmente possibile avere dei risparmi per far fronte alle esigenze quotidiane nel corso del blocco delle attività lavorative. Si tratta di un fenomeno che non risparmia nessuno, famiglie con figli, coppie e singles. In generale sono andati in difficoltà anche molti giovani: oltre il 60 per cento della popolazione fra i 25 e i 29 anni non supera i 1.250 euro al mese, e quindi non ha risorse per far fronte ai periodi di blocco.
Non se la passano meglio le imprese: secondo dati diffusi da Unioncamere il saldo negativo fra imprese nate e chiuse è di quasi 30mila nei primi tre mesi del 2020, contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019.
Alessandro Martegani