Foto: Facebook
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Come spesso accade lo sport rappresenta una cartina di tornasole della situazione della società e di un paese e sicuramente la rappresentanza italiana alle ultime Olimpiadi ha presentato un’Italia reale ormai multietnica, facendo emergere anche quelli che sono sentimenti presenti in parte dell’opinione pubblica che fatica ad accettare la diversità, rappresentata da una certa politica populista che in nome dell’identitarismo promuove concetti razzisti e xenofobi.

A molti esponenti del pensiero di destra probabilmente è andata un po' di traverso l’oro della nazionale di pallavolo guidata dall’iconica Paolo Egonu, che da sempre denuncia il razzismo e parla della necessità di riconoscere in pieno i nuovi italiani. E proprio a lei e alla sua italianità l’artista Laika ha dedicato un murales a Roma , che dopo solo qualche ora è stato ricolorato con il colore rosa da alcuni vandali, sollevando le polemiche e facendo riemergere il dibattito su quanto razzismo ci sia ancora nel paese e sulla necessità di risolvere la questione della cittadinanza per le prime e le seconde generazioni nate o cresciute in Italia.

La segretaria del Pd Elly Schlein ha immediatamente lanciato un appello a riparlarne affermando che “chi nasce o cresce in Italia è italiana o italiano” e ribadendo la necessità di “cambiare la legge" al più presto. La legislazione in vigore è datata 1992 e prevede che "lo straniero che sia nato in Italia" possa diventare cittadino italiano "a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età". La richiesta di cittadinanza, quindi, può essere fatta entro dodici mesi dal compimento del diciottesimo anno. Impianto che per le opposizioni è "fuori dal tempo".

Il Pd spinge per il modello dello ius soli, secondo cui la cittadinanza può essere acquisita per il fatto di essere nati sul territorio italiano. Posizione sostenuta senza tentennamenti da Alleanza Verdi e Sinistra, Azione e +Europa. Altro modello sarebbe invece quello dello ius scholae, proposto tempo fa dai pentastellati che per acquisire la cittadinanza prevede l’obbligo di aver frequentato un ciclo scolastico di almeno cinque anni in Italia. Questa proposta è stata ripresa da Fratelli d’Italia con criteri, però, più stringenti. Resta da vedere se come già capitato in passato il tema verrà messo nel dimenticaio a favore di temi meno divisivi e più consoni alla destra al governo.

Barbara Costamagna