Sono moltissime le storie di connazionali all’estero che, a più di un mese dal Lockdown, non riescono a rientrare in Italia.
La situazione più nota è forse quella dei 200 cittadini italiani, in gran parte ragazzi che lavoravano a Disneyworld in Florida, rimasti senza lavoro e senza una casa: gli alloggi erano del parco. Ora sono bloccati a Orlando senza poter rientrare, a causa dei costi troppo alti dei biglietti di Alitalia, l’unica compagnia che garantisce un volo per l’Italia dalla Florida.
Si parla di cifre che vanno dai mille ai 2 mila dollari, a tariffe ufficialmente scontate, ammesso di trovare posto. Alitalia si giustifica affermando che gli aerei fanno il viaggio di andata vuoti e il costo si alza, ma non si capisce come mai ci siano ancora posti in prima classe con cifre che arrivano a 5 mila euro e soprattutto come una compagnia che da decenni vive con i soldi dei contribuenti italiani ora si richiami alle logiche di mercato in piena emergenza.
Dalla Cina gli italiani erano stati portati via con voli militari gratuitamente, ma ora quasi tutti gli italiani in giro per il mondo devono affrontare da soli le spese del viaggio, ammesso di trovarlo il mezzo di trasporto, e a poco serve la promessa di mediazione della Farnesina. Le richieste di aiuto giungono da tutto il mondo: dalle Canarie a Cuba, dall’Africa alla Nuova Zelanda. Italiani che stavano all’estero per motivi di studio, e si son visti chiudere università e alloggio, per lavoro, o anche in vacanza, e che ora cercano di ritornare a casa fra mille difficoltà.
Il sottosegretario agli esteri Manlio Di Stefano ha spiegato che la Farnesina ha già “rimpatriato quasi 50mila italiani nell’ultimo mese, contrattando con i vari Paesi per riaprire lo spazio aereo e con Alitalia far rientrare i connazionali”.
“Chi è rimasto fuori - ha aggiunto - è perché può rimanere dove si trova”. Non mancano però i casi, ha detto lo stesso Di Stefano, di italiani che vogliono tornare gratis, “ma a fine vacanza, non prima”.
Anche il Consiglio generale degli italiani all’estero ha chiesto al governo interventi a favore dei connazionali che saranno costretti a rientrare in Italia. Sarebbero circa 100 mila gli italiani intenzionati a tornare nei prossimi 3 o 4 mesi, in particolare quelli di più recente emigrazione, non ancora definitivamente integrati nei paesi di arrivo, e rimasti senza lavoro per la chiusura delle aziende, o senza una scuola o un'università da frequentare. Una presenza che, se confermata, potrebbe rappresentare anche un problema sociale con la necessità di ricollocazione sul mercato del lavoro italiano.
Alessandro Martegani