Dopo un lungo dibattito, ma senza un voto che avrebbe spaccato il governo, alla fine il Consiglio dei Ministri ha accettato la proposta del Premier Giuseppe Conte di revocare la delega al sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione con l’accusa di aver intascato una mazzetta da 30 mila euro per inserire nella finanziaria fondi per il cosiddetto mini-eolico.
Il caso aveva allontanato ancor di più la Lega e dai 5 Stelle: il Movimento aveva attaccato anche sul mutuo da quasi 600 mila euro, ottenuto da Siri presso una banca di San Marino per acquistare una palazzina a Bresso, alle porte di Milano.
Questa mattina Conte si è presentato al Consiglio dei ministri con la proposta e le motivazioni della revoca del mandato al sottosegretario. Una posizione appoggiata dai 5 Stelle, che hanno la maggioranza del Consiglio dei ministri, ma a cui la Lega era fermamente contraria. Luigi Di Maio, pochi minuti prima della seduta, aveva invitato Siri a lasciare per evitare lo scontro.
Il confronto sarebbe stato intenso, ma senza tensioni, e alla fine tutti i ministri, pur rimanendo sulle proprie posizioni, hanno accettato l’indicazione del Premier, dando via libera alla revoca del mandato.
"Andiamo avanti con la fiducia dei cittadini, - ha affermato il premier Giuseppe Conte -consapevoli che senza questo fattore non potremmo mai sentirci il governo del cambiamento".
La conclusione della vicenda Siri non spazza però via le tensioni della maggioranza: i 5 Stelle hanno vinto una battaglia, e sottolineano come la decisione sia un segnale di discontinuità con il passato proprio nel giorno in cui viene indagato per abuso d’ufficio Attilio Fontana, governatore leghista della Lombardia, ma la Lega ha rilanciato, chiedendo di approvare subito la flat tax e la riduzione delle tasse.
La stabilità del governo sembra per ora assicurata, ma molte cose potrebbero cambiare una volta acquisito il risultato elettorale delle europee.
Alessandro Martegani