Alitalia, Autostrade, Ilva ma anche banche come Monte dei Paschi e Popolare di Bari: sono solo alcune delle attività che negli ultimi anni stanno finendo sotto il controllo dello Stato in Italia, vuoi per gestioni fallimentari, vuoi per inchieste giudiziarie che ne hanno compromesso attività e reputazione.
La tendenza a riprendere il controllo di grandi aziende e, dopo la serie di privatizzazioni decise più di 20 anni fa in Italia, e a ricreare quella che già si prefigura come una sorta di replica dell’Iri, la holding pubblica fondata da Alberto Beneduce nel 1933 durante il fascismo e liquidata nel 2002, ha accumunato sia il governo Lega - 5 Stelle, sia la successiva maggioranza fra Grillini e Pd.
La proposta di far riprendere il controllo più o meno direttamente allo Stato, a volte è motivata dall’assenza di alternative, altre dalla natura dell’attività, altre ancora ha carattere temporaneo, sta di fatto che in ogni crisi di un certo rilievo il ritorno allo Stato di attività che erano state privatizzate, o che erano private da sempre, sembra essere una delle prime opzioni.
Le ragioni sono varie, a partire dall’oggettiva l’incapacità del mercato di gestire attività strategiche in maniera efficiente, il caso Alitalia ne è un esempio, ma c’è anche la necessità di dare risposte ai cittadini, come accade per le banche, e la volontà di controllare settori vitali, come le telecomunicazioni: Telecom sarebbe infatti fra le prossime candidate a tornare sotto il controllo dello Stato.
Sembra che 20 anni siano serviti solo a dimostrare da una parte l’incapacità del capitalismo italiano nel gestire queste attività con profitto, efficienza e rispetto dei cittadini, dall’altra a fare emergere nuovamente la volontà della politica di tenere sotto controllo settori che rappresentano fonti di consenso e di potere.
Quello che più preoccupa però è soprattutto l’assenza di un piano su un obiettivo che si può apprezzare o meno, ma che dovrebbe essere inseguito con criterio e pianificazione. La politica italiana sembra invece arrancare e mettere pezze prima dei disastri, o dopo nel caso del Ponte Morandi, senza avere una prospettiva per la gestione di settori strategici per la vita del paese.
Alessandro Martegani