Tensioni nel governo italiano, per le posizioni diametralmente opposte sulla riapertura, di Confindustria e dell'Oms. Quest'ultima frena sull'inizio della cosiddetta “fase due”, perché “non c'è ancora una diminuzione netta” dei contagi “ma solo un rallentamento, riaprire ora è difficile”. Il governo si trova così diviso sulle scelte da prendere subito dopo Pasquetta, quando dovrà essere rinnovato il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri con le misure di contenimento e con le limitazioni agli spostamenti. Il premier Conte dovrebbe decidere entro sabato ma il dato certo, già da ora, è che non ci sarà il “liberi tutti”, ovvero non si tornerà a circolare liberamente e non apriranno tutti i negozi, bar e ristoranti. Le aperture seguiranno la mappa predisposta dall'Inail con le attività lavorative ed il relativo indice di rischio in modo da tracciare delle linee guida sulle modalità con cui le diverse professioni potranno ripartire.
La mappa prevede tre diversi indici di rischio (basso, medio e alto): ad ogni livello dovrebbero corrispondere adeguate misure di protezione e di distanziamento sociale.
Nel frattempo gli industriali di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto chiedono la riapertura in tempi brevi, per evitare il “rischio che l'Italia spenga definitivamente il motore”. L'idea è quella di riprendere a produrre il prima possibile, con un tabella di marcia che consenta una riapertura ordinata e in sicurezza. Anche per gli imprenditori, infatti, le parole d'ordine sono "riapertura" e "sicurezza", perché il prolungamento del lockdown significa continuare a non produrre, quindi perdere clienti e non fatturare con l'effetto che "molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese". Confindustria considera comunque positive le garanzie di coperture elevate per imprese di tutte le dimensioni predisposte dal governo. Fondamentale la tabella di marcia: le aziende hanno bisogno di fondi freschi subito, ma l'esecutivo avrà bisogno di qualche giorno prima di poterli erogare.
Davide Fifaco