Foto: Reuters
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La notizia dell'indagine sulla premier italiana Giorgia Meloni ed i ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano ha subito scatenato un acceso dibattito politico. La stessa Meloni ha sottolineato che la denuncia è stata presentata dall'avvocato Luigi Ligotti, "ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi".

Il presidente del Consiglio ha aggiunto: "Io penso che valga oggi quello che valeva ieri, non sono ricattabile e non mi faccio intimidire ed è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l'Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione. A testa alta e senza paura".

Meloni ha tirato in ballo anche la Corte penale internazionale, affermando di trovare curioso il tempismo con il quale ha emesso un mandato di arresto internazionale per Almasri, capo della polizia giudiziari di Tripoli, proprio quando stava per entrare in Italia dopo aver soggiornato per 12 giorni in altri Stati europei. Sulla scarcerazione ha spiegato l'errore formale della stessa Corte penale internazionale, che non ha trasmesso la richiesta di arresto al Ministero italiano della Giustizia, come invece è previsto dalla legge, e per questo la Corte d'Appello di Roma ha deciso di non procedere alla sua convalida.

Ad alimentare ulteriori polemiche arriva anche la cancellazione dell’informativa in Parlamento del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, dichiara: "Cancellare l'informativa di Piantedosi e Nordio sul caso Almasri è inaccettabile nei confronti del Parlamento; l'ennesimo calcio che il governo Meloni dà alla democrazia parlamentare. Il presidente Fontana protesti formalmente, visto che quello della Procura di Roma altro non è che un atto dovuto a seguito di una denuncia".

La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, ribatte: "Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro, ma è sul piano politico che insistiamo dall'inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico".

Davide Fifaco