La revoca del decreto di perquisizione nei confronti del giornalista di “Report” Paolo Mondani e presso la redazione della trasmissione della Rai, non ha placato le polemiche seguite alla decisione della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta di agire per ottenere documenti e fonti sull’inchiesta andata in onda lunedì scorso e dedicata alla strage di Capaci.
Nel servizio firmato da Mondani si rivelava in particolare la presenza dell’estremista di destra e leader di Avanguardia Nazionale, Stefano Delle Chiaie, nei luoghi della strage. Delle Chiaie, morto nel 2019, coinvolto nel tentato golpe Borghese e nei processi per le stragi di Piazza Fontana e della stazione di Bologna, potrebbe esser stato, secondo il servizio, un elemento di congiunzione tra mafia e Stato corrotto, un aspetto che sarebbe stato anche al centro delle indagini condotte da Paolo Borsellino, ucciso due mesi dopo.
La trasmissione ha però provocato la reazione della magistratura che ha disposto una perquisizione a casa dell’autore del servizio e nella redazione di Report, per verificare le fonti. La stessa procura ha specificato che “nessun giornalista è indagato", e che il provvedimento puntava a “verificare la genuinità delle fonti”. Il conduttore del programma, Sigfrido Ranucci ha detto che il provvedimento “non è un atto ostile nei confronti della trasmissione”, dichiarandosi contento di poter collaborare, ma gli ultimi sviluppi hanno provocato preoccupazione fra i giornalisti e hanno avuto eco internazionale.
Il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Beppe Giulietti, ha invitato a “lasciare in pace la redazione e Paolo Mondani e a perquisire, invece, quelli che, da trenta anni, sono riusciti a restare in una ben protetta 'oscurità'”. La Federazione nazionale della stampa ha poi sottolineato “l'urgenza di approvare norme più efficaci a tutela delle fonti e del segreto professionale dei giornalisti”, ricordando come “nonostante la disponibilità a collaborare con gli inquirenti, sia stata disposta anche l'acquisizione di copie dei dati presenti su computer e telefoni”.
Anche Articolo 21, organizzazione che si occupa della libertà di stampa e di espressione, pur apprezzando la decisione di revocare il provvedimento, ha ribadito come la decisione “non risolva il nodo di fondo sull’indipendenza del lavoro giornalistico e sulla tutela delle fonti, contro le quali – aggiunge - già da tempo si è scatenata una sorta di caccia alle streghe volta, in definitiva, a bloccare la pubblicazione di importanti elementi di conoscenza su alcuni dei fatti più bui della storia e della cronaca del nostro Paese”.
Alessandro Martegani